Dichiarazione stampa di Fabrizio Rossetti

Responsabile Nazionale Fp Cgil settore penitenziario

 

CARCERI: dal nuovo Esecutivo segnali immediati.  Il sistema non regge oltre.

 

 

                    

         L’indagine conoscitiva di Antigone sulla condizione carceraria offre lo spaccato di un mondo che non può che definirsi terribile.

 

            Spazi ridotti,  promiscuità, sovraffollamento, condizioni di vita e di lavoro ormai senza dignità alcuna.

 

            Un carcere che si regge ormai sui letti a castello, sempre più alti, sempre meno provvisori.

 

            Un sistema indebitato per oltre 150 milioni di euro rispetto al suo fabbisogno minimo; un carcere che oggi spende per il mantenimento, l’assistenza sanitaria e per le attività di rieducazione e reinserimento sociale  appena 18 euro al giorno per detenuto ristretto a fronte di un costo complessivo pro capite di circa 130 euro giornalieri.

 

            Più del 90% delle spese complessive, infatti, finisce in spese  correnti, quelle per il mantenimento in vita degli apparati.

 

            Un carcere nel quale sono di fatto negate quelle condizioni minime di vivibilità e di umanizzazione della pena detentiva alla base dei principi costituzionali che la regolano.

 

            In quei luoghi oggi fotografati da Antigone, sono negati, in nome di una strutturata ed eterna emergenza, tutti i diritti fondamentali sanciti dai nostri ordinamenti, dai diritti di civiltà giuridica a quello alla salute, dai diritti del lavoro a quello ad un trattamento penitenziario che deve tendere alla rieducazione e che, invece, oggi si preoccupa solo di costringere, di contenere.

 

            Bambini incarcerati contro legge, suicidi e autolesionismi, malattie e disagio psichico danno l’idea di un mondo che non risparmiamo a definire allucinante.

 

            C’è bisogno di orientare nuovamente la politica e l’istituzione carceraria verso azione positive e di discontinuità con il passato.

 

            I lavoratori penitenziari,  i cittadini ristretti e le loro famiglie, il variegato mondo dell’associazionismoe del volontariato, l’intera società attiva  aspettano con impazienza chiari ed inequivoci segnali di novità, di vera e propria rottura con le pratiche passate.

 

            Il primo segnale è sicuramente, inevitabilmente l’adozione di un atto di clemenza , necessario e doveroso.

 

            Il secondo segnale riguarda l’organizzazione carceraria, le sue disfunzioni, le acclarate incapacità gestionali dei suoi vertici.

 

            D’altra parte come sarebbe possibile sostenere un’azione di recupero del sistema penitenziario in una situazione che vede il permanere in alcuni gangli decisionali di quest’Amministrazione lo stesso management che ha contribuito alla sua devastazione?

 

Roma 20 Giugno 2006