CGIL FP  CISL FPS GIUSTIZIA UIL PA

COMUNICATO UNITARIO

 

Gravi disfunzioni gestionali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

 

Roma, 11 aprile 2005

 

Sen. Roberto CASTELLI

Ministro della Giustizia

 

On. Luigi  VITALI

Sottosegretario al Ministero della  Giustizia

 

e, p. c.        pres. Giovanni TINEBRA

Capo del Dipartimento

Amministrazione Penitenziaria

 

 

Signor Ministro,

 

dobbiamo richiamare la Sua attenzione sulla grave situazione che l’attuale gestione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sta determinando.Di fatto, esso continua a condurre imperturbabilmente la propria attività eludendo il sistema delle relazioni sindacali e le dinamiche contrattuali.

Sulle questioni fondamentali, quelle che riguardano la vita e la gestione del personale del Comparto ministeri e della Polizia penitenziaria, sempre più frequentemente il confronto avviene con tempi contratti, se non addirittura dopo che le direttive sono state emanate e gli accordi esistenti sottoscritti con le OO.SS. del personale ignorati, quando non stravolti.

 

Troppo spesso, ormai, a tutti i livelli di responsabilità, si dimostra disinteresse e insofferenza verso le istanze avanzate dalle scriventi OO. SS., anche le più semplici, sfuggendo il confronto, come già accennato, ed esimendosi dal fornire adeguate risposte su temi di carattere generale e/o particolare che di ben altra considerazione avrebbero bisogno.

        

In relazione – ad esempio – all’accordo sulla mobilità temporanea del personale del Comparto ministeri recentemente sottoscritto (art. 42 bis della legge finanziaria 2001, per l’assistenza alla prole nei primi 3 anni di vita), non si è ancora avuta notizia, nonostante le reiterate sollecitazioni fatte pervenire dai lavoratori interessati, della sua concreta applicazione. O anche sulla questione relativa al Fondo per l’Efficienza dei Servizi Istituzionali della Polizia penitenziaria, sulla quale le scriventi OO.SS. hanno già avuto modo di intervenire chiedendo la sospensione dell’iniziativa posta in essere dalla Direzione Generale del Personale con la lettere n. 97455 del 15 marzo u.s. e che, ad oggi, nessuno si è degnato di riscontrare.

 

L’assenza di un progetto organico, concordato e condiviso, determina, perché incide fortemente sugli interessi dei lavoratori e delle loro famiglie, l’inadeguatezza della gestione della mobilità del personale, sia ordinaria che straordinaria.

Questa carenza di direttive e controllo della gestione, dispiega i propri deleteri effetti soprattutto nell’ambito della Direzione Generale del Personale e della Formazione, dove, infatti, si registrano le più pesanti violazioni.

Particolarmente disomogenea risulta l’attuazione della legge 104/92, che colpisce soprattutto i principali destinatari: i familiari disabili.

In proposito, mentre centinaia di lavoratrici e di lavoratori dipendenti continuano ad essere ineluttabilmente destinatari di risposte negative alle istanze avanzate, sempre evase con le medesime inaccettabili motivazioni, risultano invece disposte dalla Direzione Generale del Personale, in ossequio alla medesima legge, recenti assegnazioni di personale neo assunto nelle sedi richieste.

 

         L’attività – in generale – si mostra rallentata e inefficace; ciò non depone a favore della Direzione Generale del Personale che conseguentemente, anziché fornire lustro alla immagine dell’Amministrazione Penitenziaria, determina le condizioni di perenne contenzioso e di grave senso di sfiducia da parte dei lavoratori.

         Risultano forti, ad esempio, solo per citarne alcuni, i ritardi conseguiti dalle pratiche avviate per il riconoscimento delle cause di servizio, dalle richieste di equo indennizzo, dagli adempimenti connessi al collocamento a riposo del personale, dagli inquadramenti giuridici ed economici del personale ex polizia penitenziaria che per effetto dell’applicazione dell’art. 75 del D.L. 443/92 (passaggio al ruolo civile dell’Amministrazione) attende la definizione della sua nuova condizione.

 

Le scriventi organizzazioni hanno sempre responsabilmente offerto la propria disponibilità al confronto ai vertici del Dipartimento, per l’immediata soluzione dei problemi più annosi o anche per la realizzazione di programmi di più ampio respiro come, da ultimo, nella sgradevole vicenda delle assegnazioni dei 65 vice commissari, sulla quale avevamo dato concreti segnali di disponibilità per un’eventuale modifica dei criteri prescelti dall’Amministrazione per l’individuazione delle sedi di destinazione. Questa disponibilità è stata però ignorata, colpevolmente sottovalutata, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: fortissima, e da ogni parte, si è levata la critica per le incomprensibili scelte operate, con la sgradevole sensazione di frustrazione dei funzionari che si sentono declassati anche per improvvide scelte che suonano come ingiustificato privilegio, a fronte della decisione di non destinarne alcuno a talune strutture e servizi penitenziari, periferiche e centrali. Se quella scelta ha un senso, non si comprende allora la successiva disposizione che distacca uno di quei funzionari presso l’Ufficio di rappresentanza del Corpo al DAP.

Non meno rilevante, è la continua richiesta di personale per servizi e uffici dell’Amministrazione centrale che risulta ormai fuori controllo, a fronte di sempre crescenti esigenze degli istituti penitenziari.

Una riprova, qualora ve ne fosse ancora bisogno, dell’esigenza di un serrato confronto sulle piante organiche del personale di Polizia penitenziaria che si rilevano sempre più incongruenti, producendo effetti negativi devastanti sulla gestione di detto personale e comportando sempre più irrazionali costi economici, attesa la crescente mobilità temporanea per far fronte ad esigenze, anche preventivabili, che si determinano sul territorio. L’ultima in ordine di tempo è la vicenda del maxi processo che si sta avviando a Messina, su cui tutte le OO.SS. regionali hanno chiesto un confronto al vertice del DAP che ancora non si realizza.

 

Altra questione fondamentale per le sorti professionali del personale riguarda la formazione. Un tema di grandissima rilevanza, sul quale sarebbe estremamente importante concentrare gli sforzi per individuare le priorità e proporre gli interventi, e questo – anche per precisa previsione contrattuale – andrebbe fatto insieme al sindacato.Invece nessuna contrattazione e/o concertazione è stata sull’argomento ancora avviata dalla Direzione Generale del Personale e della Formazione.

 

Denunciamo quindi una vera e propria “disfunzione istituzionale” di estrema gravità, che sempre più lede gli interessi del personale e che deve essere urgentemente ricondotta a normalità.

 

CGIL – CISL e UIL Le chiedono, quindi, di farsi carico della drammatica situazione e di porre in essere ogni iniziativa si renda necessaria per riportare la gestione di quell’Amministrazione e i rapporti con le OO.SS. nelle forme previste dalla normativa vigente, garantendo che l’efficienza, l’efficacia e la responsabilità dell’azione amministrativa riacquistino il ruolo centrale nell’istituzione penitenziaria. Non c’è più tempo da perdere.

 

L’eventuale, inopinata assenza di concrete risposte, però, è forse opportuno evidenziarlo, costringerà le scriventi OO.SS. a proclamare lo stato di agitazione di tutto il personale e intraprendere le azioni di lotta che si renderanno necessarie ad avviare a soluzione la situazione descritta.

 

Si resta in attesa di cortese urgente riscontro.

 

Cordiali saluti.

 

 

 

  FP CGIL                                     CISL  FPS                        UIL  PA   

Francesco Quinti                      Marco Mammucari                Massimo Tesei