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COMUNICATO UNITARIO

 

Il DAP ha abbandonato anche la Sicilia?

 

                                                                                                                              Roma, 6 giugno 2005

 

Al Capo del Dipartimento A.P.

Pres. Giovanni Tinebra

Al Ministro della Giustizia

Sen. Roberto Castelli

Al Sottosegretario

Ministero della Giustizia

On. Luigi Vitali

 

Egregio Presidente,

 

come certamente saprà, è iniziato a Messina, presso l’aula bunker annessa all’istituto penitenziario, il processo originato dall’inchiesta denominata “MARE NOSTRUM” che, stando alle notizie apprese dalla stampa, condurrà a giudizio un notevole numero di persone.

Si tratta di un avvenimento sicuramente particolare, stabilmente seguito dai media nazionali e internazionali, che accenderà per lungo tempo i riflettori dell’opinione pubblica sullo sviluppo del processo e, inevitabilmente, anche sulla realtà territoriale siciliana. Ciò richiederà, non è difficile prevederlo, un notevole sforzo organizzativo anche all’Amministrazione penitenziaria, che dovrà essere capace di assicurare, almeno per i prossimi cinque anni, i necessari servizi di traduzione, scorta, permanenza in aula e negli istituti penitenziari interessati, di un numero considerevole di detenuti in condizioni d’ alta e/o massima sicurezza, considerata la tipologia detentiva e la pericolosità sociale dei medesimi.

Non meno di 60/70 unità di Polizia penitenziaria giornalmente, quindi, tra quelle impegnate direttamente e quelle che collaborano nei servizi connessi, saranno esclusivamente dedicate al particolare e delicatissimo impegno che implica, è di tutta evidenza, grande responsabilità istituzionale e sociale, non solo per chi li esegue.

Occorre, quindi, che l’Amministrazione penitenziaria sia in grado di corrispondere pienamente alle richieste di sicurezza che provengono da quel territorio garantendo, con l’ausilio delle risorse, dei mezzi e degli strumenti necessari, la massima efficienza e produttività dell’apparato organizzativo che dovrà, tra l’altro, rendersi anche garante delle condizioni di lavoro, dei diritti e della tutela degli operatori della Polizia penitenziaria costantemente impegnati in quei delicati servizi.

Un impegno davvero gravoso, non c’è dubbio, sul quale sarà costretta a misurarsi l’intera istituzione penitenziaria, non solo parte di essa.

In quest’ottica appare del tutto incomprensibile l’atteggiamento di chiusura recentemente manifestato dalla Direzione Generale del Personale con la risposta fatta pervenire al Provveditorato regionale della Sicilia che, preoccupato per l’inadeguatezza delle risorse a disposizione, aveva avanzato richiesta di concreto sostegno al DAP.   

 Un rifiuto inaccettabile, a giudizio delle scriventi, nella forma e nel merito, che tra l’altro offre la sensazione – certezza? – di trovarsi al cospetto di un’Amministrazione penitenziaria profondamente divisa e lacerata anche nei rapporti istituzionali tra i suoi più autorevoli esponenti, oltre che avulsa soventemente dai problemi che ne caratterizzano la criticità.

Non è assolutamente vero, come rileva la Direzione Generale del Personale, che in Sicilia tutti gli istituti e servizi penitenziari presentano esubero di personale di Polizia penitenziaria, basti l’esempio – appunto – dell’organico a disposizione della Casa circondariale di Messina, che presenta una vacanza di circa 150 unità, o anche di Caltagirone, Augusta e potremmo continuare.

Non è costringendo quel Provveditorato a prelevare continuamente personale da altri istituti, peraltro in costante difficoltà, che si risolvono i problemi contingenti, ma si contribuisce certamente, a parere delle scriventi OO. SS., a mettere in ginocchio un’intera regione.

Possibile che la Direzione Generale del Personale non se ne renda conto?

Possibile che dopo ben quattro anni di gestione, non abbia ancora compreso l’importanza delle relazioni sindacali e del coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori nelle scelte dell’Amministrazione?

Purtroppo, e non lo diciamo da oggi, questo è quanto ha consapevolmente scelto di fare quella Direzione, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Una situazione che per certi versi coinvolge anche il sistema di relazioni sindacali sul territorio siciliano, nel quale si registrano atteggiamenti locali che non recepiscono le norme contrattuali e sui quali sarebbe certamente auspicabile un maggiore impegno da parte del Provveditorato regionale.

Signor Presidente, CGIL, CISL e UIL, Le chiedono, quindi, di far tenere e presiedere un’urgente riunione sulla delicata questione Sicilia, certi che comprenderà la rilevanza del tema proposto alla discussione e le aspettative del personale coinvolto.

Diversamente, però, è appena il caso di evidenziarlo, le manifestazioni sospese dalle strutture regionali siciliane nell’attesa di un segnale del DAP riprenderanno e costringeranno le scriventi OO.SS. a ricorrere a tutti gli strumenti di lotta a propria disposizione.

Nell’attesa di cortese urgente riscontro, cordiali saluti.

 

 

F.P.C.G.I.L. C.I.S.L.  F.P.S.  U.I.L.  P.A.
F. Quinti  M. Mammucari  M. Tesei