Articolo di stampa tratto da "La Repubblica" del 21 giugno 2006

 

Bufera sul reality dal carcere
Il caso finisce in Parlamento


 

ROMA - No alle telecamere dietro le sbarre, no al "Grande Fratello" nel carcere di Viterbo. Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, ha presentato, assieme a Silvio Crapolicchio, un'interrogazione al ministro della Giustizia "contro il progetto di Maurizio Costanzo di realizzare, per il palinsesto autunnale di Mediaset, un reality show sui detenuti del carcere" della cittā laziale. Progetto, peraltro, giā autorizzato dal Dipartimento degli Affari penitenziari, e la cui cura, spiega il comunicato, č stata "affidata al vicecommissario della polizia penitenziaria Marco Santoro e al viceispettore Vincenzo Lo Cascio".

Altrove, questo il titolo del programma, dovrebbe andare in onda nella prossima stagione, per l'esattezza dal 3 ottobre, su Italia Uno per "raccontare la vita di detenuti e guardie carcerarie", spiega Costanzo. Una striscia di mezzora in seconda serata, seguita da un talk show sugli incontri con i familiari.

 

Ma Diliberto e Crapolicchio contestano l'iniziativa. Chiedono "se sia compatibile con il dettato costituzionale relativo all'esecuzione della pena", paventano il rischio "elevato e grave" di "violare la riservatezza dei detenuti, spettacolarizzando con la formula del reality show la loro vita quotidiana e i loro sentimenti" e di "banalizzare il lavoro dei detenuti e l'azione di recupero fatta dagli assistenti sociali che lavorano nelle carceri.

Inoltre, aggiungono, "č offensivo verso l'istituzione parlare dell'utilitā sociale del carcere attraverso la formula del reality che spettacolarizza e incentiva inadeguate curiositā". Infine l'interrogazione chiede "in forza di quali requisiti, relativi al 'trattamento dei detenuti', il responsabile del Dap abbia affidato l'incarico di curare il progetto proprio al commissario Santoro e al vice ispettore Lo Cascio".