| Finanziaria 2005 - 
      Documento Cgil, Cisl e Uil  Cgil Cisl Uil considerano la manovra 
finanziaria predisposta dal Governo ingiusta sbagliata e inadatta a rispondere 
alle esigenze del Paese. Le incertezze, inoltre, sui provvedimenti per lo 
sviluppo rendono tale manovra ancora più rischiosa.
 Si cerca, infatti, di affrontare i problemi di risanamento della finanza 
pubblica attraverso una formula matematica rigida, consistente in tagli lineari 
e quindi indiscriminati, rinunciando ad orientare l'economia verso obiettivi di 
crescita, particolarmente necessari ed urgenti alla luce della grave situazione 
economica produttiva e sociale e del Paese, così come indicato nella piattaforma 
"Costruiamo il futuro" che costituisce il nostro quadro di riferimento.
 
 La consapevolezza della difficile situazione economica del Paese dovrebbe 
portare il Governo verso scelte politiche capaci di risanare i conti pubblici 
anche nel quadro dei vincoli derivanti dal Patto di stabilità, ma adottando le 
flessibilità di manovra più volte richieste dal Sindacato, dentro indirizzi 
economici condivisi a livello europeo.
 
 Ne e' prova la riforma fiscale sulla quale insiste il Governo: CGIL CISL e UIL 
ribadiscono la loro contrarietà a ipotesi di tagli fiscali indiscriminati e alla 
eliminazione della progressività delle imposte.
 
 La Riforma fiscale in discussione è inutile e sbagliata e se ne chiede il 
ritiro. Inutile, perché questa riforma non si tradurrà né in un rilancio dei 
consumi, né degli investimenti. Sbagliata, perché premia, in modo consistente, i 
ceti più ricchi in un momento difficile per l'economia e mentre si diffonde una 
preoccupante riduzione del potere di acquisto dei redditi medi e bassi e, più in 
generale, dei lavoratori e dei pensionati e si deprime così il, già scosso, 
clima di fiducia tra i cittadini.
 
 A tale scopo, la prima esigenza, così come espresso nella nostra piattaforma, 
rimane il ripristino di una nuova politica dei redditi che rafforzi il potere 
d’acquisto di retribuzioni e pensioni, attraverso il rinnovo dei CCNL e la 
destinazione di una quota del PIL alle pensioni da definire periodicamente sulla 
base delle norme vigenti ed una politica fiscale realmente redistributiva che 
faccia dell’equità e della lotta all’evasione una scelta coerente.
 
 A tal fine, sull'insieme della manovra riteniamo necessaria una differente , più 
attenta e mirata politica delle entrate a cominciare da una vera lotta alla 
evasione nelle sue diverse forme, realizzabile con strumenti semplici e di 
deterrenza reale, una armonizzazione europea delle aliquote sulle rendite 
finanziarie e la riduzione delle spese militari.
 
 Si reperiranno, così, risorse da destinare alla selezione, qualificazione e 
sostegno allo sviluppo e per gli incentivi da destinare soprattutto in ricerca, 
formazione ed innovazione, alla copertura finanziaria per consentire una vera 
scelta per l’utilizzo del Tfr per i fondi pensione, al sostegno per le famiglie 
e per il finanziamento della cooperazione internazionale e dell’economia 
sociale.
 
 Una differente, più attenta e mirata politica delle entrate ma anche una 
selezionata e rigorosa politica della spesa in cui i tagli sulle voci di 
bilancio non siano assunti come una misurazione rigida ed indifferenziata, 
impedendo così la selezione delle priorità da individuare. Occorre invece 
scorporare da ogni limite del 2% le risorse destinate alla formazione delle 
risorse umane, agli investimenti pubblici e infrastrutturali, soprattutto per il 
Mezzogiorno, alla copertura dei CCNL aperti, allo stato sociale – previdenza, 
sanità, scuola, sicurezza sui posti di lavoro, politiche sociali - agli 
ammortizzatori sociali, ai lavori socialmente utili e agli immigrati.
 
 In questo contesto Cgil Cisl Uil chiedono al Governo di modificare radicalmente 
la manovra di bilancio e di avviare, come più volte annunciato, ma mai attivato, 
un confronto col sindacato sulle seguenti priorità: la piena occupazione ed il 
lavoro di qualità, il rafforzamento del potere d’acquisto di retribuzioni e 
pensioni, il rilancio dell’economia, la difesa e la qualificazione dello Stato 
Sociale.
 
 Piena occupazione e lavoro di qualità attraverso, anche, l’inversione drastica 
della tendenza progressiva alla riduzione delle risorse disponibili per la 
Scuola, l’Università e la Ricerca, in coerenza con gli obiettivi di Lisbona.
 
 Rafforzamento del potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni attraverso misure 
di fiscalizzazione a favore delle basse retribuzioni e forme di riduzione 
dell'imposizione fiscale a favore dei lavoratori dipedenti; la restituzione 
integrale del fiscal drag; la parità tra dipendenti e pensionati nella soglia 
della “no-tax area”; il riconoscimento di specifiche detrazioni per gli ultra 
settantacinquenni; la previsione di misure economiche per i redditi incapienti; 
la conferma della clausola di salvaguardia e sua applicazione per la tassazione 
del TFR restituendo quanto, dal 2003, indebitamente sottratto a quanti hanno 
cessato il loro rapporto di lavoro.
 
 In più il crollo della domanda è il risultato della secca perdita del potere 
d’acquisto di retribuzioni e pensioni dovuto all’assenza di politiche pubbliche 
di monitoraggio controllo e contenimento dei prezzi e delle tariffe.
 Occorre, pertanto, riavviare un’incisiva azione concordata su riduzione dei 
prezzi e contenimento delle tariffe. In questo quadro deve aprirsi un tavolo 
congiunto di coordinamento, anche con le istituzioni locali.
 
 In tale strategia diviene urgente la conclusione dei contratti di lavoro aperti 
e il contestuale avvio della previdenza complementare dei dipendenti pubblici 
come parte integrante della manovra finanziaria.
 
 Risultando inoltre prioritario rilanciare il ruolo dell'intero comparto pubblico 
nelle politiche di sviluppo attraverso la qualità dei servizi offerti, diviene 
fondamentale riequlibrare i trasferimenti tagliati agli enti locali anche per 
evitare che tali riduzioni comportino un incremento delle tassazione sui 
cittadini partendo dalla casa e dalle tariffe dei servizi pubblici locali.
 
 Altrettanto fondamentale è rilanciare l’economia partendo dal Mezzogiorno come 
snodo dell’innovazione e come orizzonte strategico per il Paese per ritrovare un 
sentiero di sviluppo sostenuto da politiche industriali e di settore, basate su 
investimenti selettivi in ricerca e innovazione.
 
 Il Mezzogiorno, in particolare, per dotazione di infrastrutture, qualità dei 
servizi, manutenzione del territorio e delle aree urbane e sicurezza per le 
imprese e le persone deve divenire competitivo non solo con il resto del Paese 
ma anche per l’intera U.E. come perno della nuova centralità del Mediterraneo.
 
 A tal fine occorre che le risorse per gli investimenti per tali aree vengano 
riportate al 45% della complessiva spesa per gli investimenti, escludendo, 
inoltre, che per tali spese si applichi il tetto e prevedendo il ripristino 
delle risorse tagliate oltreché di quelle nazionali addizionali ai Fondi 
Comunitari.
 
 Per quanto riguarda gli incentivi vanno superate le incertezze normative e la 
riduzione di risorse già decise nella manovra correttiva di giugno come nel DPEF 
ricostruendo un quadro di certezze e di esigibilità degli stessi.
 
 Scelte economiche per lo sviluppo ed anche scelte sociali a partire dalla tutela 
della salute, con un adeguamento reale del F.S.N.; al finanziamento del Fondo 
Nazionale per la non autosufficienza non più procrastinabile come scelta di 
civiltà; al rafforzamento delle risorse per le politiche sociali partendo dalla 
garanzia dei livelli essenziali di assistenza sociale; al sostegno alle 
politiche abitative; al finanziamento degli ammortizzatori sociali; ai 
provvedimenti di contrasto alla povertà ed alla esclusione sociale.
 
 Cgil Cisl Uil su questa impostazione chiedono di correggere l'attuale indirizzo 
e definire una manovra che, pur nelle difficoltà della attuale fase, consenta di 
tenere insieme, con il più largo consenso, rigore, crescita, equità e 
solidarietà.
 27 ottobre 2004   |