Alla terribile sequenza di incidenti sul lavoro nei Vigili del Fuoco, si è aggiunta oggi, ad Arezzo, una nuova vittima. 

Parlare di tragica fatalità o di ineluttabile tributo dovuto ad una professione rischiosa in sé, ci pare una litania che rischia di diventare un alibi per non affrontare e risolvere i problemi di organizzazione del lavoro, degli organici insufficienti, dei mezzi e delle attrezzature di protezione necessari. 

Il Ministro degli Interni, invece di continuare a perseguire un’ideologica collocazione del Corpo nel “comparto sicurezza”, farebbe bene ad impegnarsi in modo fattivo, affinché i Vigili del Fuoco siano nelle condizioni di svolgere il loro lavoro tutelando al meglio i cittadini, senza pregiudicare la loro incolumità.

Roma, 29 gennaio 2003