Documento CGIL, SPI e FP nazionali sulla contrattazione territoriale.

 

La Finanziaria 2005 conferma, per il quarto anno consecutivo, la chiara linea del Governo di ridimensionamento dello stato sociale e dei diritti da questo garantiti tramite l’ennesima riduzione dei trasferimenti a Regioni ed Enti locali, il confermato e rafforzato blocco delle assunzioni, l’imposizione di un tetto di spesa di sibillina applicazione, l’imposizione alle Regioni della copertura dei bilanci tramite un’aliquota aggiuntiva Irap ed Ire che certifica se non la fine, un colpo importante all’universalità del diritto alle prestazioni sanitarie garantita dal loro finanziamento tramite la fiscalità generale; ciò in una contraddittoria e inaccettable logica neo-centralistica.

 

            La legge di bilancio 2005 determinerà quindi una forte tensione nei conti e nel funzionamento delle Regioni e degli Enti locali, in particolare per:

-    l’ennesima decisione di sottofinanziamento alle regioni del sistema sanitario;

-    la contrazione dei trasferimenti che, una volta coperte le spese obbligatorie e fisse, costringerà le amministrazioni a ridurre la quota di spese per servizi, welfare e investimenti, questo unito ad un pesante ridimensionamento del Fondo sociale;

-   Il blocco totale del turn-over che, oltre che a ledere l’autonomia organizzativa degli Enti Locali territoriali, come già rilevato dalla Corte Costituzionale, determinerà un ulteriore abbassamento del livello e della qualità dei servizi erogati ai cittadini;

-   la stessa situazione di blocco di fatto dei rinnovi contrattuali del settore pubblico, che impedisce una giusta valorizzazione del lavoro nell’erogazione dei servizi..

 

La manovra finanziaria peserà in particolare su lavoro dipendente e pensionati

-   i cui versamenti Ire rappresentano il 75% del totale, più del 20% in più della loro quota sul reddito nazionale;

-   perché per le fasce di reddito più basse non sono interessate dal secondo modulo della riforma fiscale, oltre per consapevole scelta del Governo per incapienza rispetto al meccanismo delle deduzioni;

-   perché i più colpiti da uno stato sociale in ridimensionamento.

 

           La nostra gente, quindi, che negli anni recenti era già stata penalizzata da una forte diminuzione del potere di acquisto, dovrà far fronte ad una situazione di ulteriore difficoltà; ciò ci obbliga a costruire un’iniziativa più forte ed efficace nella contrattazione sociale e dello sviluppo territoriale, con la consapevolezza che anche questo terreno concorre in modo sempre più determinante a definire una possibile ed equa politica di tutti i redditi e a contrastare anche per tale via le scelte del governo.

 

            E’ quindi importante aprire vertenze per rivendicare dalle Regioni e dagli Enti locali l’adozione di un esteso sistema di relazioni tra le parti fondato sul confronto e sulla concertazione delle questioni dello sviluppo dei sistemi territoriali, della sostenibilità ambientale e sociale, della qualificazione dello stato sociale, dei diritti di cittadinanza individuando anche strumenti per favorire la partecipazione dei cittadini quali bilanci sociali, di mandato, di genere.

 

            Accordi in tal senso sono stati già sottoscritti in Toscana, Emilia Romagna, Campania, altri ancora sono in discussione a livello territoriale, mentre a livello nazionale è stato sottoscritto l’importante accordo tra CGIL-CISL-UIL e le Organizzazioni imprenditoriali sullo sviluppo del Mezzogiorno, come pure è stato licenziato a livello tecnico, ed è vicino alla sottoscrizione a livello politico, un “Protocollo d’intesa nel settore della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica” tra Conferenza dei Presidenti delle regioni e CGIL, CISL, UIL e Confindustria.

 

            Anche sulla base di quest’esperienze, riteniamo utile e necessario produrre iniziative e costruire vere e proprie piattaforme regionali e territoriali, su cui poter svolgere confronti sistematici con le istituzioni locali e soggetti di rappresentanza sociale :

-    sulla dinamica di rette e tariffe per tutelare i redditi medio bassi, per contrastare l’impoverimento e favorire la coesione sociale e l’equità, qualificando e sviluppando la rete dei servizi;

-    sull’accesso ai servizi e la compartecipazione alla spesa utilizzando Ise-Isee prevedendo regolamenti territoriali omogenei per poterne valutare l’efficacia e la rispondenza agli obiettivi di equità sociale;

-    sul fondo per la non autosufficienza;

-    sul potenziamento delle politiche per l’infanzia, a partire da un ruolo più forte dell’impegno diretto dei Comuni nell’apertura di nuovi nidi per l’infanzia e dalla riconduzione dell’esperienze dei nidi aziendali entro il sistema territoriale dei nidi per l’infanzia;

-   sulla qualificazione dei ruolo degli enti locali per il sostegno dello sviluppo economico e la gestione delle politiche sociali;

-    sull’attivazione di politiche per la casa per rispondere all’emergenza abitativa sulla base della proposta elaborata unitariamente da CGIL, CISL e UIL e sottoscritta da decine di migliaia di cittadini;

-    sulla qualificazione del ruolo dei piccoli comuni tramite il sostegno di politiche di aggregazioni ed unioni.

-    sulla valorizzazione del lavoro pubblico e sociale,  evitando processi di esternalizzazione, che oltre ad affidare a gestori esterni servizi propri del sistema amministrativo locale, spesso disattendono anche le aspettative di risparmio delle amministrazioni medesime, e con l’obiettivo di contrastare il blocco del turn-over nella Pubblica Amministrazione e di sostenere il riconoscimento del ruolo del lavoro sociale, ragionando gradualmente e in prospettiva per il superamento delle differenze retributive e normative con il lavoro pubblico.

 

La situazione del mezzogiorno è indubbiamente più pesante che nel resto d’Italia

-    per la maggiore dipendenza dei bilanci locali dai trasferimenti;

-    per il mediocre andamento della spesa, sia per qualità sia per quantità, di Agenda 2000 in presenza, oltretutto, di un taglio ai fondi per il cofinanziamento;

-    per la maggiore debolezza del tessuto di protezione sociale, messo in discussione anche con i minacciati tagli ai finanziamenti per i lavoratori forestali calabresi e alla Disoccupazione speciale agricola, rientrati solo per la forte risposta dei lavoratori ma che si ripresenteranno con la prossima finanziaria.

-    Per il riemergere in modo sempre più preoccupante di fenomeni che mettono esplicitamente in discussione il rispetto della legalità.

 

          Nel mezzogiorno è quindi necessaria una mobilitazione straordinaria che veda impegnate assieme alla Confederazione le categorie ( FP e SPI ) che più hanno a che fare con queste tematiche e che, peraltro, hanno maggiore diffusione e radicamento nel territorio ed esperienza nella contrattazione sociale decentrata.

Tale obiettivo è reso più realistico dal recente accordo con Confindustria e le altre Associazioni datoriali che ha già prodotto e continua a produrre aperture di confronti ed accordi che coinvolgono, oltre che le organizzazioni d’impresa, anche le istituzioni locali. Questo accordo deve comunque iniziare a porre obiettivi immediati, tra i quali quello della riduzione della disoccupazione nel Mezzogiorno, che oggi è si attesta al 13,6%, mentre a livello nazionale è al 7,6%, sviluppando occupazione qualificata non solo nell’ambito dei tradizionali settori produttivi, ma anche di lavori riconducibili ad un nuovo modello di servizi territoriali e di welfare locale.

                                                                                                                                                     Da una ricognizione attenta dei diversi accordi di qualità esistenti, da valorizzare come esempi positivi, è necessario tendere ad affermare sempre più una cultura del lavoro integrato tra CGIL, SPI, FP per un rilancio della nostra iniziativa di contrattazione sociale decentrata, con la consapevolezza che, a partire da qui, è possibile mettere in campo una più forte e qualificata capacità di analisi e proposta, in grado di cogliere e rafforzare la nostra idea di sindacato generale e di rappresentanza sociale del lavoro.

 

            CGIL Nazionale, Spi Nazionale e FP Nazionale decidono quindi di avviare un percorso che, contestualmente alla collaborazione già sperimentata a livello nazionale, possa contribuire a rilanciare in primo luogo nel Mezzogiorno una contrattazione sociale territoriale per uno sviluppo di qualità che affermi soluzioni avanzate e di prospettiva. 
 

Roma, 31 Gennaio 2005