Il Forum sociale europeo e i servizi pubblici (novembre 2002)

 

Sono passati oramai vari giorni dalla grande manifestazione per la pace e contro la guerra che ha chiuso, il 9 novembre, a Firenze, i lavori del primo Forum sociale europeo (FSE). Possiamo perciò mettere da parte la cronaca di quelle giornate e fare una riflessione più attenta ai contenuti del forum sociale ed alla partecipazione della Funzione Pubblica CGIL.

Non si può nascondere che il Forum Sociale Europeo è stato un incontestabile successo: ci sono stati 32mila partecipanti paganti, il doppio di quanti ce ne sono stati a Porto Alegre 1 e di più che al Forum Sociale Mondiale, Porto Alegre 2 (30mila).

Trentaduemila persone che in ognuno dei tre giorni hanno seguito sei Conferenze, due per area tematica (Liberalismo-Globalizzazione; Guerra-Pace; Democrazia- Cittadinanza- Diritti); cinquanta seminari (su tre assi fondamentali: approfondimento delle tematiche delle Conferenze; costruzione di reti europee; campagne ); centinaia di workshop e una decina di conferenze serali (dai dialoghi dei movimenti con le lotte sindacali, le istituzioni e i partititi alle finestre sul mondo dal Mediterraneo, al ruolo delle religioni al conflitto israelo palestinese).

Una incredibile dimostrazione di civiltà e di cultura, di partecipazione politica e di approfondimento scientifico che forse era difficile da immaginare e certo, ora, è difficile da dimenticare.

Genova, solo sedici mesi fa

Il 18 luglio 2001 i sindacati mondiali, compresi CGIL CISL UIL, partecipavano, a Genova, alla iniziativa “Globalizzare i diritti la giustizia sociale la solidarietà”. Una riunione, in una città deserta e suddivisa in zone colorate, inespugnabili e da espugnare, separata da quelli che sarebbero stati i lavori del G8 alternativo e dalle terribili giornate della manifestazioni del 20 e 21 luglio che avrebbero portato alla morte di Carlo Giuliani.

A quelle giornate di Genova il sindacato decise di non partecipare. Partecipò la sola FIOM e parteciparono tante persone, iscritte, iscritti, militanti che “disobbedirono” e parteciparono individualmente perché non si sentivano separate. Da allora la realtà è cambiata.

La riflessione è andata molto avanti con scelte politiche coraggiose e positive. Al Congresso nazionale della Funzione Pubblica CGIL il segretario generale, Laimer Armuzzi, diceva nella relazione introduttiva: “… Senza un cambiamento di ruoli e, potere degli organismi internazionali, senza un estensione della democrazia e dei diritti, senza uno sviluppo economico e sociale per i miliardi di persone che vivono la condizione di esclusione, non c’è pace e sicurezza per nessuno sulla terra. Queste ragioni dovrebbero obbligare non solo la CGIL, ma tutta la sinistra sociale e politica ad una maggiore attenzione nei confronti del cosiddetto "movimento no global". Si tratta, come è noto, di una realtà inedita e complessa, di un "movimento di movimenti" - come è stato detto - di centinaia di organizzazioni, solo in Italia. Ferma restando, per noi, la pregiudiziale irrinunciabile contro ogni concezione e pratica violenta delle forme di lotta – che coinvolge, però, una ristretta minoranza di quell’universo – sono convinto che con l’insieme di questo movimento è bene non solo dialogare, ma realizzare iniziative comuni. Quel movimento ha bisogno di interlocutori sociali rappresentativi del mondo del lavoro e di riferimenti politici che oggi non ha, così come noi abbiamo bisogno di metterci alla prova in un orizzonte di valori, di temi e di soggetti emergenti, a livello planetario. Così come anche noi sentiamo il bisogno di una più certa rappresentanza dei valori, dei bisogni e dei soggetti del lavoro nella sfera della politica…” Parole chiare che trovavano altrettanta chiarezza nel documento politico finale: “Il sindacato, la CGIL deve procedere, nel rispetto delle reciproche autonomie, sulla strada del dialogo intrapresa con questi movimenti, così come avviene con  l’appuntamento internazionale di Porto Alegre, per costruire concrete iniziative di impegno comune, a partire dal tema del lavoro e dei diritti. “

La rivista della nostra categoria, Quale Stato, aveva da tempo aperto una riflessione sulle tematiche globali ed stata tra i soci fondatori di Attac Italia. Basterebbe ricordare i numeri su “Le vie della sinistra nella globalizzazione” (4, 1999) e su “Globale e locale” (1/2, 2000). E poi i tanti interventi, dalla Tobin Tax ad Agnoletto a Petrella, che sulle pagine del trimestrale hanno continuato a battere sul tema, per certi versi ad imporre un’agenda che solo qualche anno prima sembrava molto distante dagli interessi del sindacato.

Servizi pubblici in prima fila

La Funzione Pubblica CGIL, e la rivista Quale Stato, hanno deciso la propria partecipazione e la propria adesione al Forum sociale europeo di Firenze dopo la Conferenza preparatoria del Forum tenutasi a Salonicco dal 12 al 14 luglio 2002.

La nostra categoria, sulla base delle decisioni congressuali, ha deciso inoltre di svolgere, a partire proprio da Firenze, una partecipazione molto più attiva, partendo dalla considerazione che tra le tematiche centrali del movimento ci sono proprio i servizi pubblici e la difesa e la valorizzazione dello spazio pubblico.

Grazie all’impegno ed alla collaborazione di Alessandra Mecozzi, responsabile internazionale della FIOM CGIL e una tra le più importanti voci del Forum sociale, la nostra categoria è stata, infatti, tra i promotori di un seminario, di tre giorni, su “Servizi pubblici e privatizzazioni”, assieme ad una lunga serie di altre organizzazioni, la maggior parte non sindacali: ATTAC Francia, Austria, Italia, Svizzera e Germania; Espace Marx, Collettivo dei servizi pubblici (CGT Energia, FSU, G10), World Development Movement, Globalise Resistance, CUB e SUD. 

C’è stata più di qualche sorpresa, quando, il giorno di apertura del seminario, il 7 novembre, alla Fortezza da Basso, nella cosiddetta sala Duemila (dal numero dei metri quadrati della sala stessa), abbiamo assistito alla attenta partecipazione di circa 700 persone, per la maggior parte giovani, per circa tre ore ad un dibattito sul ruolo dei servizi pubblici e sulle politiche di privatizzazione. Faceva un certo effetto, un ritorno ai tempi dell’impegno e della riflessione, vedere centinaia di persone che rimanevano sedute, attente ad ascoltare relatori in italiano, francese, tedesco e  inglese, persone che prendevano appunti, senza che squillasse un telefono cellulare o si levasse il solito chiacchiericcio di sottofondo.

Una realtà, che si replicava in ogni conferenza, in ogni seminario, in ogni momento dei lavori del forum e che fa venire in mente la parola civiltà in contrasto con la inciviltà di coloro che nei giorni precedenti, nelle ore precedenti, avevano cercato di provocare quelle “sicure devastazioni” che erano nel proprio cervello o nelle proprie aspettative.  

Il seminario ha affrontato il tema delle privatizzazioni e del ruolo dei servizi pubblici, in un’ottica molto complessa e variegata, ma che rispondeva al bisogno di una gestione democratica e partecipativa del settore pubblico, nel rispetto dei diritti sociali ed individuali a cui gli stessi servizi pubblici dovranno rispondere.

Il seminario si è sviluppato su tre giornate: nella prima giornata si è discusso del bilancio dei processi in corso sia a livello europeo che a livello internazionale. Si è messo in evidenza il ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali nella destrutturazione dei servizi pubblici. Si è fatto il punto sui processi di liberalizzazione e di privatizzazione in Europa e sui negoziati AGCS (Accordo generale sui servizi pubblici) nella Organizzazione Mondiale del Commercio. In questa giornata è intervenuto il segretario generale della Funzione Pubblica CGIL, Laimer Armuzzi che ha detto tra l’altro: “Insieme stiamo scoprendo che uno degli effetti principali della globalizzazione e della commercializzazione è l’assedio e l’invasione dello spazio pubblico, luogo per eccellenza delle regole e dei diritti indispensabili e indisponibili. Per dirla con Riccardo Petrella il luogo di quei beni comuni indisponibili dell’umanità che non sono, non possono essere disponibili al mercato. Quei beni, penso alla salute, all’acqua, al patrimonio genetico che sono un diritto universale, un diritto umano.Non esiste praticamente più nessuna forma di vita umana che sfugga al dominio della logica tecnico-mercantile. E' quel che si può definire come la mercantilizzazione dell'umano, del sociale, della vita.Per questo noi sosteniamo a livello mondiale ed europeo la campagna che vede impegnata l’Internazionale dei Servizi Pubblici, il sindacato mondiale dei servizi pubblici, in una difesa globale del settore pubblico che unisce e fonde la difesa dei diritti indisponibili con la difesa dei diritti dei lavoratori che debbono garantire la qualità e l’efficacia della fornitura di quei diritti.Sappiamo che le organizzazioni finanziarie mondiali sono impegnate in ben altro. Vogliono ridurre lo spazio pubblico a merce per il loro mercato ed per i loro profitti.”.[1]

Nella seconda giornata si è discusso sulle possibili proposte per agevolare la partecipazione democratica dei cittadini europei nella difesa dei servizi pubblici. Sulla base di una intesa con la FP CGIL  in questa giornata  è intervenuto Manuel Higueras, segretario nazionale della Federazione dell'amministrazione pubblica di Comisiones Obreras, Spagna (FSAP-CCOO)

Nella terza giornata si sono ipotizzate, sul tema dei servizi pubblici, tre grandi azioni. “ In un primo tempo – ci dice Alessandro Pelizzari di Attac Suisse e coordinatore dei seminari - la costituzione di una rete europea di lotte locali (attraverso Internet). L’ obiettivo finale di questa ricerca è la redazione di un libro bianco delle privatizzazioni, che raggruppa diverse analisi ed esperienze di lotta. Parallelamente, il movimento intende creare una forza di mobilitazione in vista della pubblicazione del Libro verde dell’Unione europea sui servizi di interesse generale, la cui pubblicazione è prevista per marzo 2003. A ciò, il movimento dovrà organizzare nella primavera 2003 un forum europeo sull’avvenire dei servizi pubblici”.

Il Consiglio internazionale del Forum Sociale Mondiale svoltosi a Firenze dopo il Forum Sociale Europeo ha  presentato le prossime iniziative internazionali.

- 15-18 dicembre 2002, Forum Sociale Africano ad Addis Abeba (Etiopia)

- 28-30 dicembre 2002, Forum tematico conflitto israelo-palestinese, a Ramallah (Palestina)

- 05-08 gennaio 2003, Forum Sociale Asiatico a Hyderabad (capitale dello Stato dell'Handra Pradesh in India)

- 16-19 gennaio 2003 Forum Sociale Panamazzonico a Bélem (Brasile)

- 23-28 gennaio 2003, terza edizione del Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre (Brasile)

- novembre, Forum sociale europeo (Saint-Denis, Francia)

 - novembre Forum sociale mediterraneo (Barcellona, Spagna)

 



Allegati:    I documenti finali

APPELLO CONTRO LA GUERRA

A tutti i cittadini e le cittadine di Europa Insieme possiamo fermare questa guerra!

Noi, movimenti sociali europei stiamo lottando per i diritti sociali e la giustizia sociale, per la democrazia e contro tutte le forme di oppressione.

Vogliamo un mondo di differenze, di libertà e di rispetto reciproco.

Crediamo che questa guerra, che sia legittimata o meno dall'Onu, sarà una catastrofe per i popoli dell'Iraq che già patiscono le conseguenze dell'embargo e del regime di Saddam Hussein, e per i popoli del Medio Oriente. Chiunque creda nella soluzione politica e democratica dei conflitti internazionali deve opporsi a questa guerra, perché sarà une guerra che può portare a un disastro globale.

C'è già una opposizione massiccia alla guerra in ogni paese di Europa. Centinaia di migliaia di persone si sono già mobilitate per la pace.

Facciamo appello ai movimenti, ai cittadini e alle cittadine di Europa per una resistenza continentale coordinata alla guerra:

organizzando da subito una opposizione di massa all'attacco all'Iraq in caso avvenga l'attacco, organizzando immediatamente mobilitazioni, azioni e manifestazioni nazionali il sabato immediatamente successivo iniziando da ora ad organizzare manifestazioni in tutte le capitali europee il 15 di febbraio.

 

APPELLO DEI MOVIMENTI SOCIALI EUROPEI

Veniamo dai movimenti sociali e dai movimenti di cittadini e cittadine di tutte le regioni di Europa, dall'Est e dall'Ovest, dal Nord e dal Sud. Veniamo da un lungo percorso che è passato per le mobilitazioni di Amsterdam, Seattle, Praga, Nizza, Genova, Bruxelles, Barcellona, le grandi mobilitazioni contro il neoliberismo, gli scioperi generali per la difesa dei diritti sociali e tutte le mobilitazioni contro la guerra, un percorso per costruire un'altra Europa. A livello globale ci riconosciamo nella Carta dei Principi del Forum Sociale Mondiale e nella Carta dei Movimenti Sociali di Porto Alegre.

Ci siamo riuniti a Firenze per esprimere la nostra opposizione a un modello europeo fondato sul potere delle multinazionali e sul neoliberismo. Il modello di mercato produce costanti attacchi alle condizioni e ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, produce ineguaglianza sociale, oppressione delle donne e delle minoranze etniche, esclusione sociale dei disoccupati e delle disoccupate, dei migranti e delle migranti. Produce degrado ambientale, privatizzazioni e precariato. Porta i paesi più ricchi a dominare le economie dei paesi più deboli e a impedire nei fatti il loro diritto all'autodeterminazione. Ancora una volta sta portando alla guerra.

Ci siamo riuniti per rafforzare e allargare la nostra alleanza perché la costruzione di un'altra Europa e di un altro mondo è sempre più urgente. Vogliamo un mondo di uguaglianza, di diritti sociali, rispettoso delle diversità, un mondo nel quale l'educazione, un lavoro dignitoso, la salute e la casa siano diritti per tutti, dove sia garantito il diritto di consumare cibo sicuro prodotto da contadini e contadine, un mondo senza povertà, senza sessismo e razzismo, senza omofobia, che metta le persone prima del profitto. Un mondo senza guerra.

Ci siamo riuniti per discutere alternative, per continuare ad allargare le nostre reti e per pianificare le campagne e le lotte che possono costruire questo altro futuro possibile. Grandi movimenti e grandi mobilitazioni hanno cominciato ad attraversare l'Europa : i movimenti sociali europei rappresentano una nuova e concreta possibilità di costruire un'altra Europa per un altro mondo. Ci impegniamo insieme per il prossimo anno nelle seguenti mobilitazioni e campagne :

Contro il neoliberismo

Contro la guerra

Contro il razzismo

Per i diritti e "un'altra Europa"

Contro il patriarcato

 

Documento Conclusivo Assemblea dei Migranti di Firenze

Documento finale

Il movimento europeo dei migranti è in costruzione

Una partecipazione straordinaria ha caratterizzato tutti gli appuntamenti in cui, all'interno del Forum Sociale Europeo, si è discusso del tema delle migrazioni internazionali e dei diritti dei migranti. Questa grande presenza di donne e di uomini provenienti da diversi paesi europei e dagli altri continenti è un evento di grande rilievo : a Firenze, il movimento dei movimenti ha finalmente dimostrato di voler assumere come centrale il tema delle migrazioni, una questione trasversale, connessa come è ai processi di ristrutturazione e destrutturazione del mercato del lavoro, alle politiche di abbattimento del welfare state, ai processi di esclusione sociale. Va affermandosi la consapevolezza che la lotta radicale contro la globalizzazione neoliberista è monca se non assume l'obiettivo del conseguimento della pienezza dei diritti dei migranti, quei 19 milioni di cittadini che l'Europa di Nizza, di Laeken, di Siviglia vuole mantenere in una condizione di invisibilità, di sfruttamento, di apartheid. In molti interventi il protagonismo dei migranti ha avuto modo di esprimersi e di testimoniare come in tutta Europa stiano crescendo e moltiplicandosi forme di autorganizzazione, esperienze che vanno sostenute in quanto sono fondamentali per la crescita di tutto il movimento che si batte per i diritti dei migranti e contro il razzismo, ma non solo. La soggettività dei migranti arricchisce, e ne è elemento indispensabile, la forza di tutto il movimento che lotta contro la guerra, contro il neoliberismo, per i diritti sul lavoro, democratici, sociali e civili di tutti.

Nella gran parte dei paesi europei si è diffuso un uso politico e ideologico del tema del controllo e della limitazione dell'immigrazione: i topoi razzisti dell' "invasione", degli immigrati come fonte di insicurezza per i nazionali, della "clandestinità" come sinonimo di criminalità sono abitualmente adoperati come "moneta" da spendere sul mercato elettorale, utilizzata a piene mani dai partiti di destra, ma contesa anche da partiti di sinistra. La cittadinanza europea, proposta nella Carta europea dei diritti è una cittadinanza escludente, riconosciuta solo a chi ha la nazionalità degli stati-membri. I milioni di migranti che risiedono in Europa stabilmente e contribuiscono alla sua ricchezza economica e culturale sono destinati, secondo Aznar, Blair e Berlusconi, a rimanere privi di diritti.

All'approccio sicuritario delle politiche migratorie europee il movimento risponde con lo sgretolamento dal basso della Fortezza Europa. Il Forum Sociale Europeo ha ribaltato l'agenda dei governanti europei ponendo le basi per la costruzione di un movimento europeo dei migranti e per i diritti dei migranti che propone l'idea di un'Europa alternativa aperta, pluriculturale, "meticcia", fondata su principi e finalità radicalmente diversi :

- la garanzia del diritto a migrare e a entrare in Europa ; - la libera circolazione per tutti, compresi i cittadini di "paesi terzi" ; - la regolarizzazione a regime di tutti i sans-papiers - l'idea di una cittadinanza inclusiva, capace di garantire a tutti coloro che risiedono nel territorio europeo pieni diritti civili, politici, sociali, secondo il principio che è cittadino europeo chiunque nasca sul territorio europeo o vi risieda regolarmente ; - la garanzia piena del diritto alla coesione familiare ; - la garanzia di uguali diritti per tutti i lavoratori e l' introduzione di misure che tutelino dallo sfruttamento i lavoratori stranieri, compresi quelli precari e senza contratto di lavoro ; - la lotta contro ogni forma di discriminazione, xenofobia e razzismo ; - la garanzia dei diritti dei rom ; - la garanzia piena del diritto di asilo.

La discussione di Firenze si è concentrata su tre grandi temi : in primo luogo sul nuovo regime di frontiera che si è andato affermando in Europa nell'ultimo decennio, di cui sono state indagate le ripercussioni sia verso l'esterno (il cosiddetto effetto-domino, attraverso il quale esso si irradia verso est e verso sud, coinvolgendo in primo luogo i paesi candidati a entrare nell'Unione europea) sia verso l'interno (proliferazione dei centri di detenzione, sistemi di espulsione, ma anche tendenza a introdurre stratificazioni gerarchiche all'interno della cittadinanza nei singoli paesi europei) ; in secondo luogo sui movimenti dei migranti e per i diritti dei migranti che si esprimono in Europa, di cui sono stati censiti le caratteristiche, lo spettro d'azione e le forme di mobilitazione ; infine sul lavoro migrante, di cui sono state evidenziate l'esemplarità e la rilevanza crescente all'interno della composizione della forza lavoro europea.

I migranti, i rom, le associazioni antirazziste, le realtà autorganizzate che si sono confrontate a Firenze nell'Assemblea dei migranti, hanno concordato per il prossimo anno la promozione di iniziative, mobilitazioni e campagne comuni perfezionando e approvando le proposte avanzate nel documento preparatorio elaborato dal Tavolo migranti dei Social Forum Italiani.

Il diritto a migrare Nessuna ragione economica, politica o sociale può giustificare la privazione della libertà di emigrare, diritto riconosciuto a tutti gli uomini e le donne dagli artt. 13 e 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Va condotta su scala europea una campagna per l' introduzione di meccanismi di regolarizzazione permanente di tutti coloro che di fatto sono inseriti nel tessuto lavorativo e sociale : i diritti dei migranti non possono essere subordinati agli interessi dei datori di lavoro, le politiche di ingresso contingentate e la militarizzazione delle frontiere alimentano il traffico di esseri umani, l'immigrazione irregolare e il lavoro nero, anziché combatterli.

La cittadinanza europea di residenza L'Assemblea propone una nuova idea di cittadinanza che assuma come fondamento teorico la saldatura tra il riconoscimento dei diritti umani universali - civili, politici e sociali - a tutti gli esseri umani e la consapevolezza della dimensione ormai concretamente pluriculturale delle società contemporanee. Una tale rivisitazione dell'idea di cittadinanza comporta la necessità di svincolare i diritti di cittadinanza dalla nazionalità e di modificare l'Art.17 del trattato dell'Unione. Ciò in sostanza significa sostituire al principio della nascita quello della residenza in un determinato territorio come principio fondativo di una cittadinanza non solo civile e politica (dunque comprensiva del diritto di voto), ma anche sociale.

No detention I centri di detenzione sono il simbolo della politica neoliberista di criminalizzazione dei migranti: a Woomera (Australia) come a Ponte Galeria (Italia), a Malaga (Spagna) come a Manchester (Regno Unito) e a Zurigo (Svizzera), essi sono luoghi di sospensione del diritto e uno dei principali strumenti di attuazione delle politiche repressive nei confronti dei migranti. Donne e uomini, colpevoli solo di aver osato cercare una vita migliore, vengono trattenuti per mesi in vere e proprie prigioni, difese da militari armati e da reti di filo spinato. Verrà lanciata su scala europea una campagna per la loro chiusura e per bloccare la costruzione di nuove strutture. La campagna ha già un primo appuntamento : a Torino, il 30 novembre 2002 si svolgerà una manifestazione nazionale contro i centri di detenzione e contro la legge Bossi-Fini alla quale parteciperanno delegazioni europee.

Il diritto di asilo Dalla guerra del Golfo in poi i governi mondiali hanno scelto di rilegittimare l'uso della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, con l'intervento in Kossovo hanno inventato la "guerra umanitaria", dopo l'attacco dell'11 settembre hanno trovato nella "guerra permanente al terrorismo" un escamotage per giustificare una volta per tutte l'uso indiscriminato delle armi contro le popolazioni civili con la cosiddetta "guerra preventiva". Ma i profughi e i richiedenti asilo, che in buona parte rappresentano la diretta conseguenza di quelle e di molte altre guerre, vedono negato ogni giorno il diritto di asilo. Il Forum Sociale Europeo propone una campagna europea per l'effettiva garanzia del diritto di asilo a qualsiasi persona perseguitata, anche da soggetti non statali, per motivi politici o in ragione della sua appartenenza religiosa, culturale, di genere, e per chiedere all'Unione Europea l'adozione in tempi brevi di direttive che vincolino gli stati membri ad uniformare, al livello più alto, i propri sistemi di accoglienza e le politiche di integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

L'Assemblea Europea dei Migranti si è data un nuovo appuntamento a febbraio a Parigi : in un incontro di due giorni le campagne e le iniziative individuate a Firenze verranno ulteriormente discusse e tradotte in un percorso di lavoro coordinato in tutta Europa.



[1] E ‘possibile leggere il testo completo dell’intervento sul nostri sito (http://www.fpcgil.it/document/Rel_Armuzzi_FSEFirenze.htm) oppure sul prossimo numero di Quale Stato 3-4/2002 “Servizi pubblici in un’Europa di pace e diritti”. Da leggere anche l’intervento di Mario Agostinelli “Firenze, il giorno prima”: