La Costituzione europea

Risoluzione adottata dal Comitato di direzione della CES

nella sua riunione del 13 luglio 2004

La nuova Costituzione europea rappresenta, sotto quasi tutti gli aspetti, un netto miglioramento rispetto ai Trattati in vigore che hanno istituito l’Unione europea. Essa è meno ambiziosa e meno incisiva di quanto la CES aveva richiesto ed anche un passo indietro rispetto a quanto proposto dalla Convenzione europea. Tuttavia, malgrado queste riserve e queste debolezze, il nuovo Trattato costituisce un passo in avanti verso un quadro europeo migliore e, sebbene non sia approdato al suo punto finale, esso merita e richiede il sostegno della CES.

Contesto

Subito dopo l’adozione del Trattato di Nizza nel dicembre 2000, il Parlamento europeo criticò il compromesso raggiunto e propose la costituzione di una seconda Convenzione (la prima aveva predisposto la Carta dei diritti fondamentali) per procedere sulla strada dell’integrazione europea. Un anno dopo, nel dicembre 2001, il Consiglio europeo di Laeken convocò la Convenzione europea sul futuro dell’Europa. I capi di stato e di governo incaricarono questa seconda Convenzione di predisporre nuove norme per l’Europa riunificata con l’obiettivo di rafforzare la democrazia, la trasparenza e l’efficienza nell’Unione europea allargata, attraverso la semplificazione delle procedure e delle strutture decisionali e attraverso la riorganizzazione dei Trattati esistenti.

La (seconda) Convenzione europea ha lavorato, con la partecipazione attiva della CES, dal febbraio 2002 al giugno 2003 ed ha predisposto una bozza di trattato che stabiliva una Costituzione per l’Europa. Un ampio consenso fu ottenuto in occasione della sessione plenaria del 13 giugno 2003. Il testo fu sottoposto, dunque, al Consiglio europeo di Salonicco il 20 giugno 2003; la Parte I contiene i valori, gli obiettivi, le competenze, le procedure decisionali, gli strumenti e le istituzioni; la Parte II integra la Carta dei diritti fondamentali; la Parte III riguarda le politiche e la Parte IV le modalità di revisione ed i meccanismi che permettono di lasciare l’Unione europea.

Il Consiglio europeo di dicembre 2003 non fu in grado di arrivare ad un’intesa ma il 18 giugno scorso, i capi di stato e di governo sono giunti finalmente ad un accordo sulla prima Costituzione dell’Unione europea. Tale Costituzione entrerà in vigore quando tutti gli stati membri l’avranno ratificata. Essi hanno due anni di tempo per farlo.

Questo accordo è importante rispetto alla nuova situazione che si è determinata in seguito alla riunificazione dell’Europa, realizzata attraverso l’adesione di dieci nuovi paesi nel maggio 2004. Per effetto dei compromessi contenuti nel Trattato di Nizza, che erano finalizzati a permettere agli stati membri di mettere in atto dei meccanismi di blocco, l’Unione europea era minacciata in permanenza da paralisi. C’era il rischio reale di vedere l’Unione europea trasformarsi in una zona di libero scambio retta da alcune regole comuni e che girava le spalle ad una integrazione più stretta e ad una unione politica, economica e sociale. E’ stato questo a spingere il Parlamento europeo e, un anno dopo, il Consiglio europeo, ad istituire la Convenzione incaricata di redigere la Costituzione.

Valutazione dei risultati

Ci sono modi diversi per valutare la nuova Costituzione. In primo luogo, rispetto alle rivendicazioni della CES; in questo caso è chiaro che queste non sono state tutte realizzate. E’ possibile, in secondo luogo, fare una comparazione tra la versione finale ed il testo proposto dalla Convenzione europea. Anche qui è chiaro che la Conferenza intergovernativa ha introdotto delle restrizioni e degli arretramenti. Ma, in terzo luogo, se si fa un confronto tra il nuovo testo ed i Trattati in vigore con il "Trattato di Nizza", la CES è convinta che la nuova Costituzione sia migliore e che sostenerla è la sola scelta pragmatica e realistica per il sindacato.

La CES ha accolto positivamente il lavoro della Convenzione europea. La Convenzione ha proposto l’integrazione della Carta dei diritti fondamentali nella Costituzione ed ha permesso di avanzare anche su alcune questioni sociali. La Conferenza intergovernativa, al contrario, non ha seguito la stessa strada ed ha prodotto una soluzione di livello più basso. Questo risultato mostra i limiti del metodo intergovernativo rispetto al processo più aperto, più democratico e più trasparente della Convenzione europea.

Il Comitato esecutivo della CES del 9 e 10 giugno 2004 ha rafforzato le pressioni sui governi per avanzare ancora ed, in occasione del Consiglio europeo, la CES ha lanciato un ultimo appello ai capi di stato e di governo affinché si facessero ulteriori progressi in campo sociale. Piccoli passi in avanti sono stati compiuti (per esempio è stato integrato nella Costituzione il riferimento al Vertice sociale tripartito) ma, alla fine, i capi di stato e di governo si sono accordati su un comune denominatore più basso rispetto al testo della Convenzione. E’ stato re-introdotto il veto nazionale in materia di politica fiscale, anche per la lotta contro le grandi frodi transfrontaliere.

La parte più innovativa della Costituzione è la Parte I che, dopo 18 mesi di intense discussioni, ha portato ad un nuovo quadro di azione dell’Unione europea dopo la riunificazione dell’Europa. In via generale, un buon numero di risultati positivi sono stati raggiunti:

obiettivi importanti, principi e valori (quali la solidarietà, l’uguaglianza, la non-discriminazione, l’uguaglianza tra uomini e donne) sono stati rafforzati;

la possibilità di bloccare le decisioni è stata ridotta attraverso l’abolizione del diritto di veto nazionale in alcune aree;

la codecisione tra il Consiglio dei ministri ed il Parlamento europeo su basi di parità è diventata la procedura legislativa ordinaria;

nuovi poteri sono riconosciuti al Parlamento europeo sulla legislazione e sul bilancio annuale dell’Unione (incluso il settore agricolo);

l’Unione europea ha acquisito personalità giuridica;

il nuovo Presidente del Consiglio sarà eletto per due anni e mezzo rendendo questo ruolo più visibile e assicurando un ruolo di coordinamento più forte;

un’équipe di Presidenza per 18 mesi rimpiazzerà la Presidenza semestrale a rotazione con l’obiettivo di assicurare maggiore coerenza nelle attività;

è stata istituita la carica di ministro europeo degli affari esteri perché l’Unione europea possa parlare "con una sola voce" e possa giocare un ruolo più visibile sullo scenario mondiale;

è stato introdotto un nuovo sistema di voto a "doppia maggioranza" - stati e popolazione - (la Convenzione aveva proposto il 50% dei paesi con il 60% della popolazione, ma la Conferenza intergovernativa ha aumentato le percentuali rispettivamente a 55% ed a 65% aggiungendo, purtroppo, un largo ventaglio di misure complementari, di freni ed esenzioni, in parte compensate dall’opportunità di avviare una "cooperazione rafforzata" tra stati membri su base volontaria);

i simboli europei (la bandiera, l’Inno alla gioia , lo slogan "Uniti nella diversità" e l’euro, che é molto più di un simbolo) sono iscritti nella Costituzione;

un insieme semplificato di strumenti legislativi: leggi europee e leggi-quadro europee sostituirà direttive e regolamenti.

Rispetto al Trattato di Nizza e considerata sotto una più specifica prospettiva sociale, la nuova Costituzione europea è un passo in avanti perché:

la nuova Costituzione riconosce in modo specifico il ruolo dei partner sociali e del Vertice sociale tripartito;

"Economia sociale di mercato" e "Piena occupazione" sono inseriti tra gli obiettivi dell’Unione (nel Trattato di Nizza i termini erano "un’ economia di mercato aperta" e "un alto livello di occupazione") così come la promozione della "giustizia sociale", la "solidarietà  tra le generazioni", la lotta contro "l’esclusione sociale e la discriminazione";

- l’uguaglianza tra donne e uomini é introdotta tra i valori dell’Unione;

la politica sociale è espressamente riconosciuta come una " competenza condivisa" e non solo come una "competenza complementare";

la Costituzione incorpora la Carta dei diritti fondamentali (con importanti diritti sociali) che, dunque, acquista un valore legale vincolante e diventa "giustiziabile" davanti alla Corte di giustizia europea; la Carta rafforza i diritti fondamentali e li rende più visibili, inclusi i diritti sociali e sindacali;

una politica orizzontale sull’ambiente, la protezione dei consumatori e il gender mainstreaming, insieme ad una clausola sociale, faranno parte della Costituzione;

i servizi di interesse economico generale avranno una base giuridica certa;

sono state previste nuove possibilità di coordinamento delle politiche economiche per la zona dell’Euro, inclusa la possibilità di implementare una comune politica fiscale, per esempio attraverso le tasse "Verdi", da definire con il voto a maggioranza qualificata;

la sicurezza sociale dei lavoratori migranti non richiede più l’unanimità;

il metodo di coordinamento aperto è riconosciuto come uno strumento utile per la politica sociale e industriale; la Commissione può proporre orientamenti in particolare in materia di occupazione, leggi per il lavoro, condizioni di lavoro, sicurezza sociale, politica industriale;

è previsto il diritto di iniziativa legislativa dei cittadini: se essi sono in grado di raccogliere un milione di firme in un numero significativo di paesi, potranno chiedere alla Commissione di sottoporre una proposta adeguata al legislatore europeo sulla materia in merito alla quale i cittadini considerano giusto procedere con una decisione legislativa.

11. E’ chiaro che la CES e le sue organizzazioni affiliate non hanno raggiunto tutti i loro obiettivi. Nonostante questo, abbiamo raggiunto il massimo possibile rispetto alla situazione politica, sociale ed economica data durante i 18 mesi della Convenzione ed i 12 mesi della Conferenza intergovernativa. La CES, dunque, sostiene la Costituzione, nonostante i suoi limiti, poiché i vantaggi che la Costituzione apporta a lavoratori e cittadini sono reali e costituiscono certamente un miglioramento rispetto alla situazione esistente. Nel corso del processo di ratifica, la CES e le sue organizzazioni continueranno a mettere in evidenza l’importanza di progredire rendendo più forte e modernizzando il Modello sociale europeo e attraverso il rafforzamento dell’Europa sociale. Il rigetto della Costituzione potrebbe avere l’effetto di una paralisi dell’Unione per un periodo di tempo indefinito e giocare così a favore dei molti che si oppongono all’Unione europea e che vorrebbero vedere la Costituzione cadere come irrilevante. La globalizzazione, il potere del capitale multinazionale e la necessità di combattere il neo-liberismo fanno sì che i sindacati e la società civile abbiano bisogno di sviluppare l’Unione europea con valori sociali forti. La nuova Costituzione è imperfetta, alcune parti sono deboli, ma è la sola sul tavolo ed occorre considerarla come il punto di partenza di un lungo processo, non certo come la fine della storia. La CES e le sue organizzazioni faranno il loro meglio affinché questo primo passo non sia l’ultimo e affinché l’Europa sociale, in particolare, possa compiere grandi progressi in futuro.

12. In occasione della prossima revisione del Trattato, la CES è pronta a svolgere il suo ruolo in una futura (terza) Convenzione e ad avanzare proposte concrete per rafforzare l’Europa sociale, i diritti sindacali transnazionali, per migliorare le disposizioni in materia di coordinamento economico e di governance, per introdurre il voto a maggioranza qualificata nella politica sociale e fiscale, per allineare la Parte III e la Parte I del Trattato rispetto all’impegno della piena occupazione, per l’economia sociale di mercato e la clausola sociale e per migliorare tutte le altre disposizioni.

13. Nel prossimo futuro, la CES realizzerà una sua campagna per:

la piena occupazione, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e la giustizia sociale;

i diritti transnazionali dei lavoratori e del sindacato;

buoni sistemi di dialogo sociale in tutti i paesi europei;

servizi pubblici adeguati e sistemi di welfare di alta qualità;

norme di lavoro nei servizi basate sul principio del paese "di destinazione" e non di origine;

uguaglianza;

ulteriori passi in avanti di natura costituzionale per sviluppare l’Europa sociale.

13 Luglio 2004

Tradotto in italiano dal testo ufficiale