Comitato Direttivo F.P. Cgil
Roma,28 aprile 2004

 

 

           Ordine del Giorno finale
 

 

        Il C.D. della F.P. Cgil esprime grande preoccupazione per l’evoluzione del panorama internazionale sempre più caratterizzato da logiche cieche di guerra e terrorismo.

All’aggravarsi della situazione in Irak, in cui assistiamo, in questi giorni, ad una pericolosissima recrudescenza delle azioni militari, si aggiunge la sempre più esplosiva situazione palestinese nella quale le già tenuissime voci di dialogo sono oscurate dalla pratica inaccettabile, sotto l’aspetto politico e giuridico, degli assassinii mirati.

Risulta del tutto evidente come la teoria della “guerra preventiva” e la pratica dei fatti compiuti risultino privi di efficacia e prospettiva e quanto si confermi forte e lungimirante la richiesta, avanzata tra i primi dalla CGIL, di praticare altre strade: riconsegnare all’ONU un ruolo centrale nelle controversie, allargare le relazioni tra Stati ed Istituzioni, con l’Europa che deve tornare a svolgere un ruolo centrale, promuovere in Irak un processo che parta dalla imposizione di una tregua e dal coinvolgimento di tutte le forze rappresentative per la costruzione di un nuovo equilibrio istituzionale e politico, rovesciando così la logica di dominio che ha caratterizzato fin qui il ruolo e la presenza militare.

Questa è la scelta che andrebbe fatta e per la quale la CGIL continuerà a battersi confermando, con un atto consapevole di dissociazione dalle scelte della coalizione internazionale e del Governo Italiano, la richiesta di ritiro delle nostre truppe.

La stessa complessa situazione che si è prodotta con il rapimento degli italiani e con l’uccisione di uno di essi, deve essere affrontata, coerentemente e senza alcun cedimento al terrorismo, riproponendo le nostre idee di relazioni internazionali, la nostra volontà di pace e la nostra conseguente partecipazione a tutte le iniziative che risultino coerenti con l’obiettivo di fermare la guerra, isolare i terroristi, costruire un mondo più giusto e solidale.

 

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Con la sottoscrizione del CCNL della Sanità Pubblica si conclude una fase, delicata e complessa, dei rinnovi dei contratti pubblici. Resta da percorrere il rinnovo per le aree della Dirigenza Pubblica e da compiere un ulteriore pressione per rendere concretamente esigibili le intese per le Agenzie Fiscali ed i Vigili del Fuoco, per i quali è in atto lo stato di agitazione.

Mancano all’appello i contratti della Sanità Privata e del Settore Socio Assistenziale per i quali siamo in presenza di pressanti richieste delle controparti per l’applicazione della legge 30 e per allargare i poteri di gestione unilaterale delle imprese sul versante della riorganizzazione dei servizi e del lavoro.

La categoria ha saputo respingere gli attacchi ai diritti dei lavoratori ed alle spinte verso la destrutturazione del modello contrattuale, destrutturazione fondata sul ridimensionamento del CCNL e del suo valore di universalità delle tutele collettive.

Questi risultati, conseguiti con la contrattazione, possono ora aiutarci sia per  una positiva soluzione dei negoziati nell’area privata, per i quali la categoria intende continuare ad impegnarsi a fondo consapevole della loro grande delicatezza, sia per proseguire nella battaglia più generale in difesa del Servizio Pubblico, a partire dal Servizio Sanitario Nazionale, nella convinzione che senza un forte e riconosciuto ruolo pubblico non può essere assicurato un efficace e moderno sistema di Welfare né garantiti i diritti di cittadinanza.

 

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Si pone, oggi, nel Paese, l’esigenza di riprendere una battaglia per la redistribuzione del reddito.

Ciò comporta, in primo luogo, una scelta di forte contrasto verso le attuali politiche del Governo, a partire dalla scandalosa proposta di riorganizzazione del prelievo fiscale.

La Categoria ha positivamente giudicato i risultati fin qui conseguiti nella contrattazione nazionale, imperniati sulla piena tutela del potere di acquisto delle retribuzioni.

Risultati importanti che non erano per niente scontati e che sono stati conseguiti grazie alla tenacia e coerenza della nostra impostazione contrattuale, alla tenuta dell'azione unitaria ed al rapporto democratico con i lavoratori.

 

Permane comunque, nel nostro Paese, una questione salariale che con il passare dei mesi si è ulteriormente aggravata assumendo il carattere di vera e propria emergenza nazionale.

Tutti gli indicatori dimostrano che l’economia italiana è in piena recessione, i prezzi e le tariffe sono fuori controllo, l’inflazione reale si attesta ben al di sopra di quella programmata e della media europea.

Il divario tra l’andamento delle retribuzioni ed il reale costo della vita è aumentato in modo insopportabile per tutto il lavoro dipendente.

La salvaguardia e l’incremento del potere d’acquisto delle retribuzioni rimane elemento della nostra attività negoziale; in coerenza con questo obiettivo è fondamentale confermare, rafforzare e ampliare l’impostazione salariale che ha caratterizzato il primo biennio economico, assegnando al Contratto Nazionale il ruolo di vera e propria autorità salariale.

La piattaforma rivendicativa per il rinnovo del secondo biennio economico, assunta dalle categorie del Pubblico Impiego unitamente alle Segreterie nazionali di CGIL, CISL e UIL, nell’indicare incrementi pari all’8% è coerente con la nostra impostazione e consente concretamente di rispondere all’esigenza di tutelare ed incrementare il potere d’acquisto delle retribuzioni.

La risposta del Governo alle nostre richieste è da considerarsi una vera e propria provocazione, tesa a negare il diritto stesso al rinnovo dei contratti e la previsione, in Finanziaria, di stanziamenti pari solamente al 3,6% da destinare al rinnovo dei contratti chiarisce, se ancora vi fossero dubbi, le sue reali intenzioni.

Contro queste impostazioni, come CGIL, CISL e UIL Confederali e di Categoria, già dalle scorse settimane abbiamo lanciato la mobilitazione generale dei dipendenti pubblici, mobilitazione che proseguirà il 7 maggio con l’Assemblea Nazionale dei Quadri e Delegati e che culminerà con lo sciopero generale del Pubblico impiego e la manifestazione a Roma del 21 maggio.

E’ evidente che l’intensità e la qualità  del percorso di mobilitazione e di lotta è elemento fondamentale per l’esito della vertenza; per queste ragioni la Categoria deve impegnarsi per la sua piena riuscita a partire da un intenso, capillare ed unitario lavoro di informazione e sensibilizzazione   delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

 

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L’azione sindacale della CGIL cui la Funzione Pubblica ha dato un rilevante contributo, negli ultimi anni ha saputo tenere insieme una analisi realistica delle trasformazioni economiche e sociali, difesa intransigente dei diritti, coerenza delle politiche contrattuali.

Le proposte ed il comportamento della CGIL hanno posto all’attenzione del Paese l’esigenza di cogliere le ansie ed i problemi della società e la necessità di cambiare l’agenda politica, economica e sociale del Paese su cui chiamare tutti a coerenza.

Le vicende di Melfi dicono chiaramente della distanza esistente tra la dimensione dei problemi e la capacità di risposta di Governo e Padronato.

Di fronte al mordere di una condizione lavorativa non più accettabile ed alla stessa richiesta della visibilità di tali condizioni abbiamo avuto comportamenti chiusi, elusivi e burocratici e, di fronte all’esplosione del conflitto, si è giunti alla inaccettabile e inqualificabile aggressione della polizia ai lavoratori che stavano, per altro, lottando compattamente e pacificamente.

Da questa esperienza emerge per tutti il richiamo a saper interpretare le contraddizioni ed il disagio dei lavoratori e la insufficienza, almeno per una parte del sindacato, nella capacità di rappresentare e di dare risposta a queste contraddizioni e a questo disagio.

La lotta dei lavoratori di Melfi ha saputo porre all’attenzione del Paese la necessità di superare quelle condizioni di chiusura relazionale e di minorità dei trattamenti contrattuali che hanno da sempre caratterizzato il “nuovo modello Fiat”.

A questa lotta occorre dare risultati e a tale scopo appare condivisibile e da sostenere la iniziativa della CGIL tesa a creare le condizioni per la rapida apertura di un tavolo impegnato ad affrontare il merito delle rivendicazioni, di garantire il protagonismo dei lavoratori nel negoziato, anche con la decisione di attribuire ad essi il giudizio vincolante su qualsiasi intesa, di costruire una condizione unitaria di gestione della vertenza.

Dall’esito del confronto aperto a Melfi può derivare una spinta per il rafforzamento della battaglia per la civiltà del lavoro e la difesa dei diritti cui la Funzione Pubblica CGIL ha dato e continuerà a dare un impegnato contributo.

 

 

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Infine, il CD della FP CGIL condanna la sconcertante decisione di evitare la diretta televisiva del concerto del 1° maggio.

Le speciose giustificazioni addotte dalla Direzione Generale Rai evidenziano in realtà, lo stato di crisi del sistema dell’informazione e l’utilizzo costante e strumentale di ogni mezzo ed occasione per colpire e ridurre la rappresentazione del pluralismo politico, culturale e sociale.

E’ un ulteriore segno del degrado democratico del Paese contro cui è ancor più necessario far crescere una reazione estesa e forte, in primo luogo con l’impegno di tutto il Sindacato.