Odg, n. 1
Il Comitato Direttivo
Nazionale della Funzione pubblica Cgil riunito a Roma il 5 maggio 2003,
considera gravissimo ed inqualificabile il linciaggio cui è sotto posta
l'intera magistratura ogni volta che ad essere condannato è un potente.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, che oggi qualifica una parte
della magistratura come golpista e ieri attaccava le sezioni unite della
Cassazione, per reintrodurre l'immunità parlamentare teorizza che i
politici non possono essere processati in nessun caso, neanche se
all'epoca dei fatti non erano parlamentari, neanche se le contestazioni
riguardano la corruzione in atti giudiziari.
Le reazioni alla sentenza di Milano evidenziano i guasti di un conflitto
di interessi non risolto, un tentativo politico teso ad abbattere la
divisione dei poteri che garantisce l'indipendenza e l'autonomia della
magistratura, portando l'azione penale sotto il controllo
dell'esecutivo.
Tutto ciò deve essere respinto "senza se e senza ma".
Il Direttivo nazionale della Fp-Cgil. Esprimendo piena solidarietà al
Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e a tutta la
Magistratura associata, giudica impercorribile qualunque strada che
faccia della giustizia una merce di scambio o che, peggio, renda
disponibili agli interessi politici o personali i principi
costituzionali posti a fondamento della nostra democrazia.
Non ci potrà mai essere "il clima giusto" per operazioni
così devastanti.
La legge deve rimanere uguale per tutti.
Approvato all'unanimità
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Odg n.2
Su proposta della
Segreteria la Presidenza del Comitato direttivo della Fp-Cgil, riunito a
Roma il 5 maggio 2003, ha assunto l'ordine del giorno deliberato dal
Comitato direttivo della Federazione europea dei servizi pubblici
relativa alla situazione in IRAQ.
Testo:
Costruire un Iraq democratico
La FSESP (Federazione
europea dei sindacati dei servizi pubblici) nel Comitato esecutivo
riunito a Bruxelles il 25-4-2003, condanna la guerra condotta da USA e
Regno Unito contro l'IRAQ come atto unilaterale effettuato senza il supporto
delle Nazioni Unite.
La FSESP rimane della
convinzione che il raggiungimento del disarmo di Saddam Hussein si
sarebbe potuto raggiungere con mezzi pacifici. La guerra preventiva non è
e non può diventare un mezzo di soluzione dei conflitti. Deve essere fermamente
rinsaldato il ruolo delle
Nazioni Unite e del suo sistema multilaterale basato sull'applicazione
del diritto internazionale concernente i diritti umani, il disarmo, le
sanzioni, l'uso della forza militare e tutti gli altri aspetti
dell'azione internazionale .
Ora è il momento per la
comunità internazionale di costruire congiuntamente un IRAQ democratico
e di far rinascere l'economia irachena. Le Nazioni Unite devono guidare questo processo permettendo alla popolazione
irachena di determinare il proprio
destino. Tutte le agenzie delle Nazioni Unite interessate sono chiamate a
prendere le necessarie misure di emergenza ai bisogni immediati della
popolazione irachena attraverso aiuti umanitari, assistenza nella
ricostruzione delle infrastrutture pubbliche essenziali come quelle
sanitarie e per l'assistenza sociale, la fornitura dell'acqua,
l'educazione, i trasporti
e gli alloggi. Questi servizi devono
essere forniti in modo da rispondere ai bisogni del popolo iracheno e
non agli speculatori privati. Passi concreti devono essere fatti
per assicurare che il popolo iracheno possa prendere in proprio le
decisioni circa le proprietà di lungo termine e il controllo della
proprietà pubblica.
I diritti fondamentali
dei lavoratori iracheni devono essere pienamente rispettati nel processo
di ricostruzione ed anche in seguito. Lo sviluppo di un movimento
sindacale libero e democratico è fondamentale in questa fase e per il
futuro della democrazia. La FSESP accoglie con favore il Piano d'azione
approvato dall'Organizzazione Internazionale del lavoro. Questo Piano d'azione
vuole proteggere i lavoratori, valutare i bisogni del mercato del lavoro
ed avviare progetti di ricostruzione finalizzati a creare occupazione ed
assicurare una protezione sociale adeguata per i gruppi più deboli. Il
movimento sindacale europeo ed internazionale si impegna a contribuire a
questi sforzi.
La guerra in IRAQ ha
aggravato le tensioni esistenti in Medio Oriente. La comunità
internazionale deve attivarsi per raggiungere una soluzione duratura che porti
velocemente alla definizione di uno Stato indipendente Palestinese che
coesista con lo Stato d'Israele.
La FSESP deplora la
mancanza di una posizione unitaria europea rispetto alle risoluzioni
delle Nazioni Unite, gli ambigui segnali dati agli stati direttamente coinvolti nel conflitto come,
ad esempio, la Turchia.
La FSESP, in ogni
caso, sottolinea la vitale importanza, per l'Unione Europea di affermare
il suo ruolo come forte attore politico che parli con un'unica voce
a livello internazionale.
(...)
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Odg n.3
Il C.D. della FP CGIL si è riunito a Roma il 5 maggio 2003 per decidere
in merito alla posizione da assumere sul voto nella consultazione
referendum del 15.06 p.v.
Il gruppo dirigente vasto, i militanti gli iscritti alla FP CGIL hanno
partecipato con forza e convinzione alla campagna promossa dalla CGIL
negli ultimi anni per la difesa e l'estensione dei diritti nel lavoro,
convinti che difendere le tutele dell'art. 18 dello statuto dei
lavoratori abbia, oltre a fondamentali ragioni di merito,
caratteristiche emblematiche di difesa ed affermazione di un'altra idea
di società, rispetto a quella sostenuta dalle forze di Governo e già
rappresentata nel proclama della Confindustria a Parma nella primavera
del 2001.
Questa valutazione è stata ampiamente confermata dal successo che hanno
avuto le iniziative della CGIL a sostegno dei diritti: dalla grande
manifestazione del 23 marzo alla raccolta delle firme per i due SI e dei
due NO e dalla capacità dimostrata di coinvolgere soggetti sociali,
movimenti, generazioni che, una massiccia operazione mediatica, voleva
portatori di interessi distanti, quando non contrapposti, a quelli
rappresentati e difesi dalla CGIL.
A questa iniziativa la FP ha dato un proprio contributo convinto ed
importante, mantenendo, nel contempo, per quello che ha riguardato
l'attività della categoria, un rigoroso atteggiamento di merito che ha
consentito di sottoscrivere accordi - da quello di febbraio del 2002 a
quello del CCNL dei lavoratori dello Stato e da ultimo quello del
comparto dell'igiene ambientale sottoscritto con un associazione
confindustriale - che hanno confermato e rafforzato il CCNL, il potere
d'acquisto delle retribuzioni ed il sistema dei diritti sostenuto dal
CCNL, senza che tutto ciò abbia comportato lacerazioni nel rapporto
unitario, pur in una fase di comprensibile difficoltà derivanti dal
quadro generale.
Ha in definitiva pagato la scelta di tenere insieme capacità di analisi
e proposta con coraggiose e ripetute iniziative di lotta. Questo
complessivo atteggiamento è stato condiviso dai lavoratori pubblici,
come dimostrano lo straordinario numero di firme raccolte dalla
categoria, il successo della campagna per il tesseramento ed i risultati
di ogni votazione successiva a quella per le RSU, che già aveva
confermato la FP come primo sindacato nei servizi pubblici.
E' necessario ora, per consolidare questi risultati, che la CGIL chieda
al Parlamento, o perlomeno alle forze di opposizione, di avviare la
discussione sulle proposte di legge votate dal C.D. Confederale, che
rimangono lo strumento fondamentale per dare diritti a tutti coloro che
ne sono sprovvisti.
La FP conferma in questo quadro il proprio impegno a ridurre nel lavoro
pubblico l'area del lavoro atipico a quelle attività che davvero
richiedono l'uso di questo strumento. E' necessario infatti denunciare
l'uso improprio di queste forme di rapporto di lavoro per attività
tipiche del ciclo ordinario del lavoro pubblico, il cui utilizzo è
finalizzato esclusivamente a ridurre diritti e costo del lavoro.
L'iniziativa della CGIL incrocia ora il referendum sull'estensione
dell'art. 18 alle aziende con meno di 15 dipendenti.
Questo referendum non è parte della campagna promossa dalla CGIL, ma
non può essere considerato, né per il merito né per la percezione che
le lavoratrici ed i lavoratori ne hanno, ad essa alternativo.
Una eventuale vittoria del NO chiuderebbe per sempre la discussione nel
Paese sulla difesa e l'estensione dei diritti. Segnerebbe di fatto il
superamento della stessa idea di solidarietà ed eguaglianza di
condizioni garantite dalla legge per i soggetti più deboli della
società. Costituirebbe l'avvio della definitiva trasformazione del
diritto del lavoro in una branca del diritto commerciale, come
propugnano Confindustria ed il Governo Berlusconi, il quale non ha fatto
mistero di voler brandire il referendum e la vittoria del NO come una
clava verso l'opposizione, che, peraltro, sottovaluta in modo
incomprensibile i temi del lavoro.
Il tentativo infine di far fallire il referendum, invitando i lavoratori
a non votare, segnala una idea della partecipazione e della democrazia
che, non stupisce in organizzazioni che fanno fatica a sottoporre al
voto i contratti frutto del proprio operato, ma, ove assunta anche dalla
CGIL, rischierebbe di omologare agli occhi delle lavoratrici e dei
lavoratori e del Paese, la nostra organizzazione a quelle forze che
sembrano considerare scelte fondamentali per l'assetto sociale e
politico del Paese, esclusivo appannaggio di pochi specialisti, custodi
delle soluzioni politicamente e socialmente più giuste ed equilibrate.
La FP CGIL ritiene invece che un SI al referendum sia coerente con la
campagna dei diritti che è iniziata prima del referendum e dovrà
proseguire dopo il referendum e riceverà dalla vittoria del SI nuova
forza e sostegno ad una battaglia che si prospetta ancora lunga.
Per questo motivo la FP impegna il gruppo dirigente e le strutture ed
invita le iscritte e gli iscritti a votare SI il 15 giugno.
Il C.D. della FP chiede al c.d. della CGIL di assumere nella sua
prossima riunione lo stesso orientamento, respingendo le richieste di
quanti, subendo suggestioni e richiami che vengono dall'esterno
dell'organizzazione, adducono a sostegno della propria richiesta di far
fallire il referendum, la necessità, tra l'altro, di non lacerare
ulteriormente i rapporti con CISL e UIL e con altre forze economiche e
sociali.
Bisogna sottolineare che la CISL e la UIL hanno, insieme con la quasi
totalità delle associazioni datoriali - anche quelle che hanno
un'ispirazione ed un'origine storica democratica - sottoscritto il Patto
per l'Italia che è lo spartiacque di merito tra la CGIL e le altre
organizzazioni. Patto per l'Italia che CISL - UIL e Confindustria non
considerano archiviato e messo in soffitta, come dimostrano, se ce ne
fosse ancora bisogno, le vicende del rinnovo del CCNL dei
metalmeccanici.
Votare SI è quindi necessario per sostenere le riforme proposte dalla
CGIL ed un'idea della società più giusta e solidale.
Approvato con : 125 voti
favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti.
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