ORDINE DEL GIORNO CONCLUSIVO DEL DIRETTIVO NAZIONALE DI FUNZIONE PUBBLICA CGIL

Roma - 22 aprile 1998

 

 

La stagione contrattuale che si è aperta deve rappresentare l'occasione per far svolgere ai rinnovi dei CCNL una funzione strategica rispetto ai processi di riforma che investono le pubbliche amministrazioni.

Il decentramento amministrativo non riguarda solo il trasferimento di competenze dal centro alla periferia, ma investe anche i modelli di funzionamento e di organizzazione dei servizi e delle attività pubbliche e, quindi, la capacità degli stessi di rispondere in modo adeguato ai bisogni dei cittadini.

Il ruolo delle amministrazioni pubbliche nel nuovo sistema dei poteri, la maggiore autonomia ad essa affidata, deve servire per rilanciare un protagonismo delle istituzioni locali nelle politiche pubbliche capace di attivare dal basso un processo riformatore generale.

Nel disegno istituzionale più generale permangono zone d'ombra, elementi di incertezza e di indeterminazione che non "incoraggiano" le trasformazioni e che rischiano di provocare effetti boomerang che favorirebbero unicamente i teorici della irriformabilita' della pubblica amministrazione.

 

Le riforme istituzionali ed il modello organizzativo

Le riforme finora in campo non chiariscono ancora verso quale modello amministrativo si voglia tendere: se ad una pubblica amministrazione mirata esclusivamente ad attività burocratico-amministrative o, invece, come crediamo debba essere, ad una P.A. capace di interpretare e gestire i bisogni del proprio territorio.

Se così è, le riforme non solo sono necessarie, ma dovranno essere praticabili con strumenti certi: meccanismi formativi, economici, di valorizzazione e riorganizzazione del lavoro e degli orari, che consentano alle lavoratrici e ai lavoratori di essere protagonisti attivi del cambiamento, sottraendoli alla logica delle mere compatibilità di bilancio.

 

La rappresentanza

In questa direzione va colto e sottolineato il significato positivo dell'accordo sulla rappresentanza nel P.I., i cui contenuti vanno letti e utilizzati per la definizione di regole certe che consentano la elezione generalizzata delle RSU e l'affermazione della loro titolarità negoziale. La legge generale sulla rappresentanza non potrà quindi prescindere da quanto già acquisito nell'accordo sul P.I. Qualsiasi arretramento sarebbe inaccettabile e troverebbe la ferma opposizione dei lavoratori e delle lavoratrici.

Per dare attuazione all'accordo occorre quindi procedere celermente alla definizione del regolamento per l'elezione delle RSU, all'attivazione del percorso di elezione ed insediamento delle stesse. Risulta evidente che la mancata attuazione di questa fase segnerebbe pesantemente in negativo la stagione dei rinnovi contrattuali. Ostacolare questo percorso significa in realtà ostacolare un celere rinnovo degli stessi contratti penalizzando fortemente i lavoratori, ledendo i loro diritti contrattuali, e aprendo un grave problema di democrazia e di rappresentanza nei luoghi di lavoro.

Alle RSU vanno riconosciute agibilità sindacali certe, anche attraverso l'attribuzione di una quota prevalente delle risorse disponibili (90 minuti), affinché diventino effettivo strumento di democrazia e di partecipazione, mettendo in campo - nel processo di riforma - le motivazioni e le ragioni del mondo del lavoro.

Perché ciò possa avvenire occorre realizzare il completamento della contrattualizzazione del rapporto di lavoro che superi le rigidità del vecchio modello che non hanno consentito di rispondere dinamicamente ai mutamenti in atto. La contrattazione integrativa dovrà essere lo strumento che consente di intervenire in ogni materia relativa all'organizzazione del lavoro per rispondere alle specificità delle singole realtà territoriali.

Si tratta cioè di affrontare il nodo di chi e come si decide, perché sono emerse con chiarezza da parte dei datori di lavoro pubblici resistenze ed insofferenze alla definizione di un sistema di relazioni sindacali regolato da elementi certi.

 

I contenuti dei contratti: riduzione dell'orario di lavoro, risorse, diritti

L'obiettivo della riduzione dell'orario di lavoro deve essere valorizzato in relazione a possibili nuove politiche occupazionali, alla riorganizzazione dei servizi per migliorarne la funzionalità, ed alla acquisizione di risorsa tempo per le lavoratrici ed i lavoratori, a partire dalla riduzione del lavoro straordinario, prevedendo un massimale individuale invalicabile, salvaguardando l'orario massimo giornaliero.

Riteniamo un fatto positivo che il Governo abbia presentato il DDL in merito alla riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore, definendo in questo modo le sue concrete intenzioni in materia, esprimiamo però preoccupazione in merito al testo predisposto in quanto non precisa la sua applicabilità al pubblico impiego, inoltre esclude le attività produttive con meno di 15 dipendenti, non garantisce la riduzione a parità di salario. Per queste ragioni va riaffermato l'obiettivo della riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a 35 ore, a parità di salario, nonché l'ulteriore riduzione per le lavoratrici ed i lavoratori adibiti ad attività particolarmente gravose, a prestazioni su ciclo continuo e all'ampliamento dei servizi

Inoltre, per il 1998, vi è un serio problema relativo alla totale insufficienza delle risorse fissate dalla legge finanziaria, che non solo non corrispondono alle indicazioni relative al tasso di inflazione programmata - e quindi non consentono di coprire il potere d'acquisto delle retribuzioni - ma che non sono in grado di garantire neppure la copertura della vacanza contrattuale che sarebbe dovuta scattare con la fine di marzo!

Il DPEF introduce una significativa controtendenza rispetto al finanziamento dei nuovi contratti, indicando specifiche risorse per gli stessi. Quello che deve risultare irrinunciabile è che i contenuti economici dovranno garantire il recupero del 3,3% sul biennio 98-99, il finanziamento aggiuntivo di TFR e previdenza integrativa, nonché della contrattazione integrativa che dovrà avere quale unico limite l'equilibrio di bilancio delle singole amministrazioni.

Infine, i processi di riorganizzazione e ristrutturazione della pubblica amministrazione hanno prodotto una consistente "galassia" di lavoratori e lavoratrici precari, flessibilizzati, saltuari, "socialmente utili" che hanno sostituito, spesso senza tutela alcuna, pezzi di lavoro stabile. Anche per questi lavoratori e lavoratrici occorre rivendicare e garantire diritti necessari e generali, sia sul versante degli ammortizzatori sociali che sulle tutele che investono l'insieme delle condizioni di lavoro.

 

L'ordinamento professionale

Gli accordi sottoscritti nel mese di marzo 1998 riguardanti il nuovo sistema di inquadramento nei comparti Sanità ed Enti Locali aprono la strada ad un nuovo modello di classificazione basato su percorsi lavorativi orizzontali e verticali che producono evoluzione professionale, ovvero valore aggiunto ai livelli di partenza, che vengono modificati ed arricchiti con l'esperienza lavorativa. Nel corso del negoziato stiamo però registrando l'affermarsi di ipotesi che, se non contrastate, rischiano di vanificare il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori ad una corretta valutazione della loro professionalità

In particolare va respinto lo scambio tra riduzione dell'occupazione e aumenti delle retribuzioni fondamentali attraverso percorsi professionali e di carriera più veloci.

L'apertura del negoziato

L'insieme di queste preoccupazioni e proposte sono peraltro emerse e sono state confermate con forza dalle consultazioni già effettuate nei comparti Sanità ed Enti Locali.

Il consenso ricevuto deve costituire oltre che un vincolo politico anche un elemento di forza per l'avvio del negoziato; chiamando se necessario i lavoratori e le lavoratrici a sostegno delle eventuali iniziative di mobilitazione