Prodi al Senato: la sanità non è un costo

18 MAG (www.ilbisturi.it) - E’ quanto ha affermato il presidente del Consiglio questa mattina al Senato nell'ambito del suo discorso programmatico. “Vogliamo che l’Italia torni a vincere e ce la faremo». Nel corso del suo intervento Romano Prodi ha toccato vari temi tra questi il più incisivo ha riguardato la guerra in Iraq, poi via via ha parlato di conti pubblici, della lotta all’evasione, della legge elettorale, delle quote rosa. Prodi ha anche insistito sulla sanità e sull’importanza della ricerca

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento del Premier in riferimento a quanto previsto in materia di sanità e servizi sociali.

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“Per noi i sostegni economici non si sostituiscono ai servizi. Porremo perciò a noi stessi e agli enti locali l’obiettivo di raddoppiare nell’arco della legislatura il numero degli asili nido, per andare incontro a una domanda oggi largamente insoddisfatta.

Ma ciò vale per tutti gli ambiti dei servizi alla persona. E’ questo il modo di garantire i diritti di cittadinanza a tutti, in particolare alle persone in maggiore difficoltà, spesso non autosufficienti: agli anziani, ai disabili, ai malati, a tutti coloro che vivono con disagio il loro inserimento nella società”.

Intendiamo per esempio attuare un programma di sviluppo della assistenza sociale e sanitaria integrata, facendo affluire in un fondo nazionale per la non-autosufficienza tutte le risorse già oggi impegnate nel settore, predisponendo un percorso di graduale incremento delle risorse pubbliche, ma facendo anche leva sulla grande risorsa del terzo settore.

Sono, tutti questi, impegni congiunti con le regioni. Ma a noi spetta regolare il sistema dei livelli assistenziali di prestazioni, per garantire i diritti dei cittadini in qualsiasi parte del paese essi abitino”.

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“L’insieme dei servizi sociali, la sanità, la scuola, la previdenza, la stessa distribuzione dei redditi non sono, in quest’ottica, solo il risultato di politiche di redistribuzione, ma parte integrante di un progetto di sviluppo civile, sociale ed economico del paese. Su un altro piano, è fattore di coesione anche l’attenzione a diritti o condizioni nuove che meritano di essere comprese e giustamente tutelate.

Per noi la coesione sociale è un fattore di sviluppo. Non possiamo pensare di competere riducendo il livello delle tutele e dei servizi sociali né aumentando gli squilibri dei redditi. Al contrario, dobbiamo valorizzare fattori di equilibrio e coesione della nostra società, per favorirne la crescita.

I due settori più importanti sono la sanità e la scuola.

La sanità non è solo un costo: è un grande settore che occupa centinaia di migliaia di persone qualificate, che produce tecnologia e innovazione. Finchè continueremo a considerarla un costo, l’ottica dominante resterà quella dei tagli.

Se invece la percepiremo come un settore importante della nostra società, fermo restando l’impegno ad un razionale ed efficiente impiego delle risorse, potremo dedicare la nostra attenzione allo sviluppo e alla valorizzazione delle competenze e delle grandi potenzialità.

Il nostro impegno prioritario è comunque di garantire ai cittadini gli stessi standard di prestazioni, ovunque risiedano”.

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“Dobbiamo poi concentrarci sulla ricerca, perché la competitività economica del Paese richiede un grande salto in avanti in tutti i settori della ricerca e della innovazione tecnologica. Con appena l’1,1 per cento del Pil destinato a ricerca e sviluppo l’Italia è agli ultimi posti in Europa e nell’Osce. Così si va solo indietro.

E allora occorre un forte impegno nelle politiche per la ricerca, con interventi mirati su specifici programmi nelle aree di netta priorità, con il credito di imposta automatico sulle spese di ricerca, con il riconoscimento di agevolazioni per le assunzioni di ricercatori, con una politica attiva di trasferimento tecnologico.

Faremo delle università italiane un polo di attrazione per la formazione dei giovani e dei ricercatori, cui occorre garantire stabilità e libertà di ricerca. Stimoleremo decisamente le lauree in discipline scientifico-tecnologiche, anche in relazione alla creazione o al rilancio di distretti tecnologici collegati con le università, gli enti di ricerca e le realtà produttive del Paese”.

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“Così come dobbiamo offrire una risposta al rinnovamento delle istituzioni che il nostro paese si attende. Non la risposta sbagliata e dirompente di riforme della costituzione a cui la maggioranza si opporrà compatta nel prossimo referendum, ma una risposta di aggiornamento della nostra costituzione e di riforma della legge elettorale attraverso la ricerca di una costruttiva e larga collaborazione fra tutte le forze politiche del Paese