A 25 ANNI DALLA LEGGE 180  

 

“Mai più manicomi e camicie di forza” è stato il titolo della manifestazione con la quale la Funzione Pubblica Cgil ha voluto festeggiare il venticinquesimo anno della legge 180 (13 maggio 1978 - 13 maggio 2003).

Per l’occasione sabato 10 maggio, a Roma, presso il Gazebo allestito nella Galleria Colonna davanti a Palazzo Chigi, i cittadini hanno indossato le vecchie camicie di forza usate in passato nei manicomi affinché questo non si ripeta più, né oggi ne mai.

Nella stessa mattinata si è tenuta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Laimer Armuzzi, segretario generale della Fp Cgil, Maria Grazia Giannichedda, sociologa e presidente della Fondazione Basaglia, Tommaso Losavio, direttore Centro Studi e Ricerche Asl Roma E, Massimo Cozza, coordinatore della Consulta Nazionale per la Salute Mentale e Carlo Volpi, vicepresidente nazionale dei rappresentanti dei familiari dell’Unasam.

Il dato fondamentale emerso  è che dai circa 100 mila cittadini internati nei manicomi  e senza assistenza pubblica nel territorio, si è passati a 600.000 cittadini che sono in contatto con i servizi pubblici territoriali, senza più manicomi.

Un cambiamento positivo fondamentale, ma che va migliorato nella qualità e nell’efficacia della risposta  ed esteso su tutto  territorio nazionale, eliminando le criticità ancora presenti: risorse insufficienti, istituzioni ed amministrazioni disattente, mancanza di operatori , formazione universitaria inadeguata, nuovi processi di istituzionalizzazione, pregiudizi, diritti non rispettati.

Durante la manifestazione è stato distribuito un volantino che illustra il  perché dell’iniziativa e denuncia le preoccupazioni per il presente e per il futuro. Questo il testo:

“La legge 180 ha venticinque anni. Festeggiamo la chiusura degli ospedali psichiatrici pubblici, compiuta in realtà solo da pochi anni e avviata ben prima della legge di riforma, consapevoli che resta ancora molta strada da fare perché il manicomio scompaia davvero dalla società e dalla cultura.

Festeggiamo la fine delle camicie di forza, utilizzate per decenni nei manicomi come mezzo di repressione, oggi reperto da museo.

Le camicie di forza fatte di stoffa con legacci non sono più mezzo di cura e custodia, ma rischiano di ritornare con i meccanismi di esclusione sociale per chi soffre di disturbi psichiatrici, con la contenzione nei luoghi ospedalieri e residenziali di cura ed assistenza, e con l’istituzione delle nuove strutture psichiatriche con prolungati ricoveri coatti, proposte in progetti di legge di abrogazione della 180 presentati al Parlamento dal centro destra.

Lo stesso manicomio non è solo ospedale psichiatrico.  Il manicomio nasce e rinasce in ogni istituzione che, grande o piccola, pubblica o privata, nega i diritti e la dignità della persona che soffre, allontana e nasconde chi ha bisogno di aiuto, toglie diritto di parola e di critica in nome di una protezione che diventa in realtà custodia, e che porta alla morte civile chi viene in questo modo protetto, sia esso malato di mente, anziano, disabile, tossicodipendente. Questo è l’internamento.

Il manicomio e le camicie di forza nascono e rinascono ogni volta che la logica dell’internamento vince, schiacciando la persona che sta male, la sua voce, la sua debolezza da sostenere e la sua forza su cui ricostruire.

L’internamento può prevalere nei fatti anche quando la legge non lo consente.

Per questo noi oggi vogliamo discutere delle molte insufficienze e degli errori che fanno le Regioni, istituzioni private, le Asl e gli stessi dipartimenti di salute mentale.

Vogliamo anche valorizzare le numerose esperienze positive dove sono stati affermati i diritti alla salute mentale, dove chi soffre di gravi disturbi psichici è soggetto di cittadinanza e non oggetto di segregazione.

Ma cosa accadrebbe allora se di nuovo l’internamento fosse consentito da una legge che autorizzasse la sospensione dei diritti alla persona in nome della cura, e l’allontanamento dalla vita in nome della protezione ?

Per questo noi oggi chiediamo al Parlamento di non legittimare di nuovo il manicomio e le camicie di forza sotto nuove vesti, e di non dare forza a quanti in questi anni, per pigrizia, incapacità o interesse, hanno opposto resistenza al cambiamento di organizzazione e di cultura che era e resta necessario.

In tutto il mondo, e sopratutto in Italia, esperienze pratiche e ricerche hanno dimostrato che del manicomio e dell’internamento non c’è bisogno, perché si può assistere la persona che sta male in un altro modo.

Per questo siamo tra i promotori di una Conferenza non Governativa sulla salute mentale che diventi occasione di dibattito e di confronto per riaffermare  la validità dei principi della legge 180 e per promuovere tutte le azioni necessarie affinché le esperienze e le pratiche positive diventino realtà in tutto il paese.”