DIPENDENZE
Intervento di Lorena Splendori al convegno nazionale"Le variabilità nell'intervento sulle dipendenze"

La variabilità nell’esigibilità dei diritti

Far maturare una cultura dei diritti, nell’ambito dell’”universo droga” è quanto mai complesso. Il mondo della tossicodipendenza si è spesso caratterizzato come una “terra di nessuno” abitata da persone particolarmente esposte a discriminazioni, ad esclusioni e a violazioni dei diritti fondamentali. Tale consapevolezza maturata anche dagli operatori del settore ha fatto nascere l’esigenza di definire nella CGIL, dopo la conferenza di Genova,una carta dei diritti nell’ambito della tossicodipendenza con lo scopo di riaffermare con forza il rispetto dei diritti, principalmente laddove con più facilità essi vengono offuscati e più spesso violati. La Carta dei diritti doveva costituire e tutt’ora costituisce , uno strumento agile ma contemporaneamente potente nei suoi contenuti, in grado di contribuire ad orientare le scelte della politica sanitaria del settore segnando i confini invalicabili dei diritti dei cittadini dipendenti e tossicodipendenti, degli operatori e delle operatrici. Doveva e deve essere quindi una sorta di bussola da utilizzare come strumento per ridurre ed azzerare la variabilità di ciò che è dovuto sia ai cittadini tossicodipendenti che richiedono liberamente di essere curati o accompagnati nel lungo e faticoso percorso di fuoriuscita dalla dipendenza sia agli operatori deputati alla prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza.

L’attacco al sistema di tutele e dei diritti nell’ambito delle tossicodipendenze, registrato in questi due anni, viene ulteriormente rafforzato dal disegno di legge Fini approvato dal Consiglio dei Ministri. Esso oltre a produrre una svolta in senso repressivo/punitivo su centinaia di migliaia di consumatori occasionali e sui tossicodipendenti attraverso l’obbligo dei trattamenti coatti, operando di fatto una rottura fra i diritti della persona dipendente quando compie delle scelte non consone ad un etica di parte e i diritti del cittadino, assesta anche un pesantissimo colpo al sistema di cura attraverso l’impoverimento e lo svuotamento del sistema pubblico dei Ser.t. Su questo ultimo versante, in questi ultimi anni, non si sono stanziate risorse adeguate per la creazione dei dipartimenti, per la valorizzazione del privato sociale attraverso l’accreditamento e l’integrazione con la struttura pubblica dei Ser.T . In più la finanziaria 2003 cancellando dal fondo nazionale per le politiche sociali ogni vincolo di destinazione, ha colpito quelle fasce di popolazione con meno capacità di rappresentanza e di contrattazione, come appunto i cittadini tossicodipendenti, ora con la finanziaria 2004 la storia sembra ripetersi.

Inoltre poiché anche le risorse del sistema sanitario nazionale, che alimentano buona parte dell’attività dei Ser.t, vengono ridotte c’è il rischio reale dello smantellamento del sistema pubblico dei Ser.T, che nonostante abbiano in carico più dell’80% delle persone tossicodipendenti sono costretti a vivere una fase di totale incertezza e congestionamento ( organici già carenti fanno registrare decrementi preoccupanti, in Lombardia ad esempio gli operatori pubblici sono passati da 1200 a 800 circa, assenza di risorse di strumenti, di nuovi servizi e nuove sperimentazioni ). La legge 45/99 prevedeva l’integrazione tra i servizi pubblici e il privato sociale oltreché il coordinamento tra Stato e Regioni e Comuni. I dipartimenti integrati e l’accreditamento costituivano i principali strumenti attuativi. A quattro anni dall’approvazione della legge nonostante le gravi le difficoltà per l’applicazione degli atti di intesa ad essa collegati, in molte regioni si sono avviati progetti innovativi di integrazione pubblico privato. La legge Fini con l’equiparazione pubblico-privato di fatto sferra un duro colpo a questo processo di integrazione in atto, processo che ha portato molti degli operatori pubblici e molti operatori di quel privato non ideologico a costruire un sapere condiviso in grado di coniugare metodologie di intervento scientificamente accreditate e rispetto dei diritti e della dignità della persona come ad esempio a i progetti di riduzione del danno. Tale equiparazione inoltre contrappone ai Ser.T le comunità spostando il baricentro del sistema sempre più verso le strutture private, che al di fuori di qualsiasi regolamentazione, possono accertare lo stato di tossicodipendenza, curare, riabilitare con trattamenti residenziali anche i consumatori occasionali di cannabis (equiparazione droghe leggere e droghe pesanti,sanzione amministrativa e penale) ed inviare il conto al settore pubblico.

Questa legge sembra porre l’accento sulla inderogabilità della “cura” per tutti (consumatori occasionali di droghe leggere e pesanti e tossicodipendenti), sull’obbligo di essa piuttosto che sul diritto di cura. L’esigibilità dei diritti dei cittadini dipendenti da sostanze, già pesantemente condizionata da variabili economiche culturali geografiche e sanitarie, diventerebbe nei fatti estremamente difficile, in particolare per il :

1. diritto alla libertà di cura: pluralità dei servizi ( unità mobili a bassa soglia, strutture intermedie flessibili, Ser.T, comunità ecc.); pluralità della terapie liberamente scelte;

2. diritto alla solidarietà e alla sicurezza: rispetto della condizione di dipendenza, rispetto della libertà individuali e di tutti i diritti di cittadinanza sociale, politica e del lavoro, vigilanza, lotta allo spaccio ecc.

3. diritto ai servizi integrati (sanitari e sociali)

4. diritto di accesso ai servizi diversificazione degli accessi per pazienti inseriti in percorsi terapeutici diversi, potenziamento dei servizi in termini di risorse economiche, strumentali e di personale

Altrettanto, se non più preoccupante, è la situazione che si verrebbe a determinare sul fronte dei giovani consumatori e dei tossicodipendenti in tema di esigibilità dei diritti con la punibilità dell’uso personale. La punibilità del consumatore, abrogata con il referendum del 1993, viene infatti reintrodotta con la nuova legge e le sanzioni previste comporteranno ad esempio per migliaia di giovani consumatori di cannabis , non certo malati, l’obbligo al trattamento anche residenziale (sanzione amministrativa prevista per coloro che sono in possesso per uso personale di un quantitativo inferiore ai 250 milligrammi) e la reclusione da sei a venti anni, in quanto spacciatori (sanzione penali prevista per coloro che sono in possesso per uso personale di un quantitativo superiore ai 250 milligrammi) che può essere commutata in percorsi lavorativi gratuiti da effettuare presso comunità compiacenti. Ci si chiede come possono essere esigibili ad esempio:

1. diritto alla prevenzione e promozione della salute: informazione mirata, educazione, lotta al narcotraffico, rispetto delle norma che regolano la pubblicità, la vendita ed il consumo del tabacco e dell’alcol;

2. diritto al rispetto della privacy: riservatezza delle cure, degli ambienti ecc.

3. diritto alla depenalizzazione dell’uso personale delle droghe

4. diritto alla maternità consapevole e responsabile.

E’ in atto, quindi un duro attacco al tentativo compiuto negli anni passati di affrontare il “ problema droga” sulla base del paradigma dei diritti di cittadinanza e non sull’equazione tossicodipendente o consumatore = criminale che comporterebbe non la reintegrazione e la riabilitazione nel rispetto della dignità della persona ma l’istituzionalizzazione e l’emarginazione delle fasce deboli e l’obbligo coercitivo della cura e solo di un certo tipo di cura da effettuarsi preferibilmente in luoghi chiusi come le comunità e il carcere.

In questo panorama la CGIL intende battersi per una prospettiva che fa della qualità, nelle tutele e nell’esigibilità dei diritti, il suo connotato fondamentale e conferma la messa al centro della propria iniziativa

1. la difesa e il rilancio del sistema integrato dei servizi ( piena applicazione degli atti di intesa sottoscritti fra stato e regioni nel 99), che garantisca tutto il ventaglio delle possibilità terapeutiche ( dalle terapie residenziali in comunità fino agli interventi di riduzione del danno a bassa soglia), strutturato secondo un modello dipartimentale all’interno del quale il servizio pubblico, in quanto programmatore e responsabile degli interventi è chiamato alle necessarie verifiche a cominciare dai Ser.T da esso gestiti contrastando la tendenza a forme di accreditamento di quel privato che tende ad eludere standard minimi di professionalità e trasparenza .

2. il rilancio del sistema pubblico dei Ser.T, attraverso la garanzia di una dotazione organica adeguata nel numero e nelle professionalità rispondente ai parametri del D.L. 444/90, tuttora in vigore, risorse per la formazione professionale degli operatori e riconoscimento della delicata funzione svolta. Su questo ultimo punto la F.P CGIL nell’ultimo contratto Nazionale 2003 Sanità del Comparto si è battuta per ottenere, ed ha ottenuto, che agli operatori venisse riconosciuta un indennità specifica per il lavoro svolto presso i Ser.T

3. La funzione di regia complessiva del sistema integrato deve restare al pubblico a cui compete, a garanzia di tutti, la certificazione dello stato di tossicodipendenza e, precedente a questa, una diagnosi precisa che distingua, con modalità scientificamente valide, la differenza fondamentale tra uso, abuso e dipendenza, specialmente e particolarmente per tutelare i giovani assuntori di cannabis

4. il reperimento di risorse adeguate da destinare alle tossicodipendenze nell’ambito dei piani di zona (L. 328) onde evitare una “guerra fra poveri” per la distribuzione delle risorse nella applicazione della legge

5. rispetto del diritto alla certezza delle risorse economiche per il funzionamento dei servizi, l’applicazione dei contratti e il finanziamento tempestivo delle esperienze integrate e innovative nell’ambito degli interventi di riduzione del danno, di prevenzione, di riabilitazione e reinserimento socio lavorativo.

6. depenalizzazione dell’uso personale di droghe :un’applicazione della legge comporterebbe di fatto un ulteriore sovraffollamento delle carceri, (attualmente un terzo circa dei cinquantamila detenuti è costituita da tossicodipendenti) luoghi notoriamente alieni da ogni possibilità di recupero oltrechè caratterizzati da condizioni di vita disumane.

La CGIL nel confermare la netta contrarietà ai contenuti della Legge Fini, continuerà a battersi per difendere, dagli attacchi del governo, l’esigibilità dei i diritti dei cittadini tossicodipendenti e dei consumatori e su questi temi si attiverà a tutti i livelli, nazionali e territoriali, con una campagna di iniziative culturali e negoziali affinché vengano previste adeguate risorse finanziarie e non, per rilanciare il sistema integrato dei servizi. Questa strategia della Cgil non può che essere pensata e agita rilanciando le reti di rapporti con tutti gli operatori, i movimenti che operano nel settore e i movimenti giovanili

A breve vi comunicheremo le date dei primi appuntamenti, il primo dei quali, nazionale, si svolgerà quanto prima.



14 gennaio 2004